“Conversazioni sulla storia di Pordenone” è un ciclo di conferenze organizzato dalla Biblioteca Civica di Pordenone e ieri, presso la Sala “Teresina Degan” della biblioteca, il dottor Luigi Mio ha tenuto l’ottavo appuntamento dal titolo “Il processo di industrializzazione di Pordenone tra Ottocento e Novecento (1839 – 1954)“.
Al centro dell’incontro né i variopinti palazzi né le numerose chiese del centro storico, ma le aziende tessili che cominciano a fiorire fin dalla prima metà del XIX secolo: è in questo periodo infatti che capitalisti non pordenonesi, attratti dall’abbondanza d’acqua del Noncello e delle rogge intorno alla città, stabiliscono le loro attività e, con l’andar del tempo, faranno di Pordenone una vera e propria piccola Manchester italiana.
Si è raccontata in particolare la storia della Filatura di Torre – successivamente acquistata dal Cotonificio Veneziano – che, inaugurata nel 1843, è la prima fabbrica moderna della nostra città, in cui entrerà come finanziatore anche il veneziano Papadopoli. L’azienda è all’ avanguardia non solo per quanto riguarda i macchinari, ma anche per le iniziative sociali di Giovanni Antonio Locatelli che, attraverso la creazione di scuole per i figli dei dipendenti e del corpo dei pompieri, contribuirà a creare e a mantenere vivo lo spirito aziendale. A metà Ottocento la Filatura di Torre è il più grande cotonificio italiano e con i suoi sei piani di altezza è una vera e propria “cattedrale nel deserto”.
Nella seconda parte del secolo viene fondato anche il cotonificio Amman&Wepfer di Borgo Meduna che, nel 1885 è la prima azienda friulana ad illuminare i capannoni con luce elettrica e l’anno successivo è la prima fabbrica pordenonese ad installare il telefono.
Le industrie che sorgono in questi anni portano a Pordenone la ferrovia con cinque anni di anticipo rispetto a Udine. Non solo: si modifica l’aspetto della città con la costruzione e la deviazione di rogge e canali e con la creazione del lago della Burida nel 1893.
La prima fase dell’industrializzazione è segnata da numerose crisi, dovute in particolare alle guerre d’indipendenza italiana e alle guerre mondiali: nonostante le difficoltà, tuttavia, sarà spesso possibile ripristinare gli impianti e ripartire. Nel maggio del 1954 crolla il tetto del reparto di tessitura di Rorai Grande del Cotonificio Veneziano, che in quegli anni sta anche subendo la concorrenza delle fibre sintetiche e dei paesi di nuova industrializzazione: per le aziende del tessile comincia quindi una stagione di declino, mentre nello stesso periodo decollano altre aziende, come la Savio e la Zanussi.
Come ha ricordato il dottor Mio, non restano molte testimonianze di questa fase e le poche rimaste, purtroppo, non sono state valorizzate.
Per scoprire gli altri appuntamenti del ciclo di conferenze “Conversazioni sulla storia di Pordenone” consultate il sito della Biblioteca Civica .
Nata a Pordenone nel 1993, mi sono laureata in Storia a Ca’ Foscari (Venezia), dove sto proseguendo gli studi in Storia Contemporanea. Tra i fasti della Serenissima ho scoperto la passione per le zone industriali e ora mi sto specializzando in storia del lavoro e dell’impresa. Guido cantando – solo quando sono sola, perché mi vergogno – e non esco mai senza un romanzo e un registratore con batterie di riserva: convinta che le storie si nascondano ovunque, non voglio essere impreparata quando ne scovo una.
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