L’attualità è di scena al teatro Verdi di Pordenone in questo prefinesettimana di marzo. Lo spettacolo Alla mia età mi nascondo ancora per fumare mette infatti in scena due elementi che si trovano al centro del dibattito politico-sociale del momento: l’estremismo islamico e la condizione della donna nel mondo islamico.

Opera dell’autrice Rayhana, un nome d’arte assunto dell’artista algerina che, nonostante viva e lavori nella laica e occidentale Francia, è stata aggredita mentre si recava a teatro da un gruppo di estremisti islamici, la pièce immerge lo spettatore nella realtà di un hammam di Algeri, in cui 9 donne, nella parte della giornata in cui il bagno è loro riservato, mettono in scena lo spettacolo della loro quotidianità: è il ritratto plurale di una società, quella della più o meno secolarizzata e quindi secolare Algeria, raccontata dagli elementi meno protagonisti della società stessa, le donne.

Non si tratta certo di un ritratto univoco, né di una rivendicazione di un’univoca lotta di genere, quanto piuttosto di uno spettacolo che fa emergere la differenza che intercorre tra l’ideale – con questo intendo l’ideale proprio di una società islamica, per come manifestano di viverlo le donne in scena, come del nostro, coi nostri (pre)giudizi di occidentali – e il fattuale, il quotidiano.

Donne con il velo, donne credenti ma non praticanti, donne emigrate; persone che accettano il posto che la società riserva loro e persone che non lo fanno, il tutto con sullo sfondo qualcosa si umano, troppo umano: una ragazza di sedici anni, rimasta incinta dopo un rapporto romantico con un uomo che l’ha sedotta e abbandonata, nascosta nello sgabuzzino dell’hammam, in preda alle doglie, che fugge davanti alle minacce di suo fratello radicalizzatosi in Francia.

Lui, che le donne presenti in scena dicono non sdegnasse i rapporti omosessuali da ragazzo, nelle banlieue francesi si è radicalizzato, facendosi crescere quella famigerata barba che nello spettacolo diviene sinonimo di uomo-diventato-estremista-all’improvviso – ‘ah, sì è fatto crescere la barba quello’- dicono le donne di molti uomini. La tragica realtà di un nord Africa, penso all’Algeria come anche alla Tunisia, in cui le alternative alla galoppante crisi economica e alla conseguente condanna alla disoccupazione sono il barcone o la barba, come ha sottolineato la settimana scorsa anche il sociologo Enzo Pace in un incontro organizzato dal Collegio Superiore di Bologna.

Se non lo avete visto a Pordenone vi raccomanderei di cercare le prossime date – qui vi posso suggerire quelle di Verbania il 2 aprile e Panicale (Perugia) il 9 – dello spettacolo messo in scena da ATIR.

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