Dopo il suo fortunato lavoro Fuori dal Tempio. La Chiesa al servizio dell’umanità, Pierluigi Di Piazza presenta a Pordenonelegge il suo ultimo saggio dal titolo Il mio nemico è l’indifferenza. Essere cristiani nel tempo del grande esodo.

Ancora una volta è raccontata una Chiesa al servizio degli emarginati, ancora una volta una Chiesa che si interpella sulla necessità di accogliere gli ultimi. E Pierluigi Di Piazza di esperienza ne ha già molta alle spalle: proprio quest’anno, il Centro Ernesto Balducci di Zugliano (Ud), da lui fondato, compie trent’anni.  Trent’anni di storie di donne e uomini scappati dalla povertà e dalle guerre, di vissuti che portano con sé «il dolore di ferite subìte nell’animo e nel corpo».

Nel dialogo intrattenuto con la giornalista Cristina Savi l’autore non manca, com’è consueto, di richiamare la voce e le gesta di Papa Francesco che, nel primo viaggio istituzionale, ha scelto di visitare una terra ferita dal dramma dei migranti. A Lampedusa, una bellissima isola al centro di questo grande esodo, il Papa citò un passo della Bibbia che ora, più che mai, si rende attuale:  «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Genesi 4,9).

É intorno a questa domanda che Pierluigi Di Piazza vuole interrogarsi e interrogarci: l’indifferenza si concretizza nel voltare lo sguardo dall’altra parte, nel dimenticare che dietro ogni numero tra le vittime del Mediterraneo c’è un essere umano, una vita. Pierluigi ci spinge oltre. Cita don Lorenzo Milani, cerca di trovare gli antidoti al male dell’indifferenza, dice che è indispensabile cominciare da quella frase affissa sulla parete della scuola di Barbiana: I care, il contrario del motto fascista “me ne frego”. La nostra società pensa molto di più al velo sottile e superficiale dell’apparire piuttosto che conoscere con il cuore, immedesimarsi e prendersi cura dell’altro.

Gli ultimi, nel libro di questo parroco nato e cresciuto in periferia, non sono solo i migranti. Pierluigi Di Piazza dedica un’attenzione particolare anche alle donne, ai carcerati, agli omosessuali, ai tossicodipendenti dedicando a loro un pensiero e interpellandoci ancora: hai mai guardato negli occhi di un uomo che soffre? Decide di lasciarci con la lettura di un piccolo pezzo del suo lavoro, uno stralcio scritto con cotanta passione e sensibilità da farci battere le mani commossi e con una frase: «solo l’amore fa sì che la fede sia concreta prossimità nei confronti degli altri, solo l’amore potrà salvarci».