Se ami la natura selvaggia, la storia antica e i paesaggi montani che sembrano usciti da un libro di avventure, il Landre Scur è senz’altro una meta da considerare nel contesto della provincia pordenonese. Con questo nome si fa riferimento a un’enorme cavità carsica, nota anche come Grotta del Bosco, situata sul versante nord del Monte Resettum, a quota 1.113 metri. L’ingresso della grotta colpisce proprio per le sue dimensioni: circa 20 metri di larghezza per 15 di altezza. Sebbene i primi metri siano facilmente percorribili, per proseguire oltre è necessario ricorrere a competenze speleologiche e attrezzatura adeguata.
Il Landre Scur ha da sempre alimentato storie e leggende locali, considerato in passato come un passaggio naturale tra vallate. I primi rilievi risalgono al 1899, quando si ipotizzava fosse stato usato persino ai tempi di Napoleone per nascondere reperti preziosi. Le esplorazioni moderne iniziano nel 1967 con il Gruppo Triestino Speleologi e proseguono nel 1974 con la Società Alpina delle Giulie, che supera una galleria stretta e un pozzo di 15 metri, fermandosi davanti a un lago-sifone. Negli anni successivi, grazie a canotti e interventi di stabilizzazione, il passaggio viene superato, portando alla scoperta di un grande salone. I lavori di scavo continuano fino al 1981, anno in cui si apre definitivamente l’accesso al salone e iniziano le esplorazioni su larga scala. Nel 1989 viene rilevata l’intera struttura della grotta, che si estende per circa 4 chilometri con un dislivello di 180 metri. Le ricerche successive si concentrano su possibili ingressi superiori nel massiccio del Ressettum-Pradut, con rilascio di traccianti naturali nella cavità “Le Vasche”, che confermano un collegamento idrico con il Landre Scur, alimentando nuove esplorazioni alla ricerca di un collegamento fisico tra le due cavità.
La grotta è raggiungibile attraverso il sentiero CAI FVG S9-962. Il percorso ha una difficoltà classificata come E (escursionistico), con una lunghezza complessiva di circa 6,9 km e un tempo di percorrenza stimato in 3 ore. Il punto di partenza si raggiunge partendo dal borgo montano di Claut, dirigendosi verso la piccola frazione di Lesis. La strada è stretta e tortuosa. Dopo aver superato il guado sul Torrente Gere, si arriva a un’area di sosta a pagamento, da cui si parte a piedi. Da qui l’inizio del sentiero segnalato CAI 962.
Dal parcheggio si cammina per circa 800 metri fino a Casera Casavento, un’accogliente radura erbosa a quota 931 metri. Poco dopo, sulla destra, si imbocca un sentiero forestale ben segnalato. Si attraversa un bosco segnato dal passaggio della tempesta Vaia, dove abeti, tassi e faggi si alternano, creando un paesaggio variegato e suggestivo.
Proseguendo, passerelle in legno aiutano a superare tratti più umidi e scivolosi. Dopo un bivio con il sentiero che sale da Pian de Crode, si affronta una salita a tornanti fino a raggiungere un punto panoramico con una breve cengia esposta, da percorrere con attenzione.
Ed eccolo, finalmente, il protagonista dell’escursione: il Landre Scur. Con la sua apertura che si para da vanti all’escursionista appena uscito dal fitto bosco, colpisce subito per maestosità. Si ipotizza che un tempo, questo enorme antro fosse una delle sorgenti principali del Torrente Cellina. Negli anni ’80, la grotta ha restituito resti fossili come denti di orso delle caverne, animale estinto alla fine dell’ultima era glaciale. Le esplorazioni speleologiche hanno portato alla scoperta di oltre 4 km di gallerie sotterranee.
È possibile entrare nella parte iniziale della grotta, godere della frescura interna e delle formazioni calcaree scolpite dall’acqua. Per procedere oltre è importante avere una torcia e molta cautela: nel fondo la grotta si restringe, rendendo impossibile proseguire se non con attrezzatura speleologica. Soprattutto durante il disgelo, capita che alcuni tratti, immediatamente visibili all’escursionista, siano allagati. In occasione di precipitazioni intense, infatti, parte della grotta è interessata da piene che ostruiscono l’accesso dei settori più profondi. Il lago-sifone, posto a 20 metri di profondità dopo 180 metri di bassa galleria, proprio a causa delle dinamiche idrogeologiche che interessano la cavità, rappresenta ancora oggi il principale ostacolo alla prosecuzione delle esplorazioni.
Tornando verso Casera Casavento, si può prolungare la passeggiata per visitare uno dei geositi più affascinanti del Friuli: le impronte di dinosauro nel Rio Ciol de Ciasavent. Scoperte per caso nel 1994, queste tracce appartengono a un teropode vissuto circa 215 milioni di anni fa, nel Triassico superiore. Le impronte, ben visibili su un masso distaccatosi dalla parete, si osservano al meglio con la luce radente del mattino o del tardo pomeriggio. Oltre alla famosa impronta tridattila del piede sinistro (35 cm di lunghezza), sono riconoscibili anche le tracce delle zampa anteriore sinistra e del piede destro.
Consigli utili:
- Mappa consigliata: “Dolomiti friulane e d’oltre Piave”, Tabacco, scala 1:25.000, foglio 021.
- Attrezzatura: scarponi da trekking, torcia per l’interno della grotta, bastoncini da cammino.
- Periodo ideale: primavera e autunno, per evitare il caldo eccessivo e godere dei colori del bosco
- Attenzione: il tratto esposto sulla cengia richiede passo sicuro e concentrazione

Pordenonese doc, classe 1992. Dottore di ricerca in Scienze storiche tra l’Università di Padova, Ca’Foscari di Venezia e Verona, mi piace pensarmi come spettatore di eventi che in un futuro lontano saranno considerati storia. Far conoscere al meglio e a quanti più possibile il nostro passato, locale e non, è uno dei miei obiettivi e come tale scrivo con passione per le mie amate Radici.