Tra tutte – e sono moltissime – le ragioni per cui il nostro appartato e silenzioso Friuli si è meritato la vetrina internazionale della guida Best in Travel 2016 di Lonely Planet, certamente una delle più voluminose coincide con il territorio collinare compreso tra l’Isonzo e lo Judrio, ovverosia il Collio. Lo scorso 23 ottobre, anche lo Smithsonian Magazine si è occupato di questo turgore nei pantaloni della nostra regione con un appassionato reportage di viaggio tra Cormons e la Slovenia: l’autore si perde in quel certo modo caratteristico degli uomini che, come si viaggia, lo sanno. E si perdono, e scansano la via nota, e all’ignaro lettore pare quasi che l’oggetto del loro cercare sia delusione e sia fallimento, e si muovono quasi per la superstizione che sia nient’altro che il vagare, a spingere la linea tra cielo e terra ancora qualche metro più avanti.

Come oggetto di ricerca, la nostra ricchezza enologica; il viaggio in regione ricalca la compiutezza di altri scritti made in USA che raccontano con uno stile quasi friulano – di contemplativa e serena profondità –  dello sbocciare dei fiori di ciliegio, delle foglie d’oro dei mesi della vendemmia, del fumo della legna e dell’odore dei porcini in inverno. E questo pellegrinare, infine, conduce alla scoperta e all’innamoramento per la produzione vinicola, lunga tre generazioni, di Venica&Venica a Dolegna del Collio. L’azienda nacque il 6 febbraio 1930, quando Daniele Venica ne acquistò il corpo centrale; ad oggi, i tre nipoti si occupano dei 37 ettari di vigne a loro disposizione, dello studio intensivo del rapporto tra oltre 50 microclimi e le varietà di viti:

Lo sforzo che stiamo facendo e’ diretto anche a capire e conoscere le caratteristiche dei numerosi microclimi presenti sulla nostra proprietà, al fine di comporre un mosaico delle diversità dei vari siti.

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