Gli amici la chiamano “el buso” o in modo più poetico “porzione di cielo liquido”, e non a caso: la sorgente del Gorgazzo a Polcenigo, grazie ai suoi colori caratteristici, riesce sempre a incantare chi si guarda in questo specchio d’acqua. Da dove nasce tanta bellezza? Si tratta di un fenomeno naturalistico particolare, le limpidi acque infiltrate dall’altopiano del Cansiglio e dal Monte Cavallo riemergono in questo punto preciso da un profondo sifone carsico di trabocco, come un sub che torna dalla sua esplorazione degli abissi; il torrente omonimo poi si fonde alle acque della Santissima per dare vita al fiume Livenza.

Giovanni Marinelli (1846-1900) l’ha descritta così: “Prendete il colore dello smeraldo, quello delle turchesi, quelli dei berilli, gettateli in un bagno di lapislazzuli, in modo che tutto si fonda e ad un tempo conservi l’originalità sua propria, ed avrete quella porzione di cielo liquido che si chiama il Gorgazzo.”

Questo piccolo lago dal diametro di 20 metri e con il fondo a imbuto è la casa di numerosi animali, sia volatili sia d’acqua, come piccoli gamberi d’acqua dolce o le Friganee (particolari larve di insetti con il guscio fatto da ciottoli). Se abbiamo la possibilità di guardare da vicino la parete che sormonta questa sorgente, ci accorgiamo della presenza di innumerevoli fossili, appartenenti a esseri che hanno vissuto fino a 120 milioni di anni fa: sono loro i guardiani dei segreti del Gorgazzo.

Oltre a queste sue particolari caratteristiche, detiene anche un impensabile record riguardo la sua profondità: ben 212 metri esplorati, record di discesa di Luigi Casati (speleonauta leccese) nel 2008, ma si pensa che una buona parte sia ancora rimasta inesplorata, ancora in attesa del temerario che voglia scoprire i suoi segreti più reconditi, nascosti tra le varie gallerie scavate nella roccia carsica che disegnano un intricato labirinto. Non si tratta di un’impresa facile, in quanto le correnti troppo forti hanno portato a tragici epiloghi per alcuni avventurieri sfortunati, ben nove fino ad oggi: complici lo scioglimento della neve nell’altopiano e le forti piogge.

Giusto per farcirla ulteriormente di mistero, c’è anche un Cristo sommerso negli abissi, a circa 10 metri di profondità, che non si lascia avvicinare da tutti. Un trattamento speciale gli è dovuto: ogni anno per le festività natalizie la statua viene accuratamente pulita, successivamente si allestisce un caratteristico presepe galleggiante e infine avviene la deposizione di una corona votiva.

Se abbiamo stuzzicato la vostra curiosità, vi consigliamo di avventurarvi in questa magica atmosfera: seguite la stradina fatta di ciottoli, ammirate la vegetazione che circonda questa piccola gemma, osate affrontare la sfida della sommersione (in quanto è possibile prenotare presso il Centro Sommozzatori Pordenonese), infine ristoratevi al bar presente sulle sponde del lago, dove spesso nelle calde serate estive avrete anche la fortuna di godere di un po’ di musica live. È un piccolo universo che aspetta solo di essere scoperto e riscoperto.

Lascia un commento