Questa mattina, Leonardo Becchetti ha tenuto a pordenonelegge una conferenza sull’economia, ma prima di tutto sulla vita responsabile in comunità. L’incontro, dal titolo Capire l’economia in sette passi, ha velocemente preso la forma di una chiacchierata attorno al valore che la responsabilizzazione economica della popolazione assume nella nostra realtà contemporanea, piuttosto che limitarsi ad una lezione di stampo scolastico sul significato di ‘economia’.

Becchetti parla subito di ‘bene relazionale’ che, contrapposto al bene puramente personale, è impossibile da raggiungere da un singolo individuo: occorrono infatti gli sforzi combinati di se stessi e dell’altro. Il senso di questo esempio è l’importanza della cooperazione, evidente anche in ambito economico: così come un tavolo di persone lavora meglio di una testa singola, la comunità interamente impegnata nella valorizzazione di tutti risulta più efficiente rispetto agli sforzi del singolo politico, o delle sole istituzioni. Il nostro paese, spiega Becchetti, è continuamente orientato alla ricerca di un leader quasi salvatore, l'”uomo della Provvidenza” che dovrebbe essere in grado di aggiustare l’Italia; questo approccio alla vita comunitaria, però, non è produttivo, perché totalmente statico! Uno stato, invece, funziona solo se a perpetrare il bene comune sono, in associazione e cooperazione, quattro “forze”: il mercato, le istituzioni, le imprese e la cittadinanza responsabile. Questa riflessione mette in evidenza la necessità di cittadini attivi e consapevoli, che possiamo identificare come fulcro della questione economica: è importante che ogni individuo si renda partecipe della situazione economica, e questo è possibile compiendo scelte responsabili che Becchetti racchiude all’interno dell’espressione “votare con il portafogli”.

A concludere l’incontro, lo spunto dato dalla domanda di un ragazzo del pubblico, che chiede all’economista un po’ di chiarezza per i giovani che vogliano intraprendere l’ardua strada dell’imprenditoria; Becchetti spiega che, purtroppo, la concezione prevalente è quella romanzata in cui l’imprenditoria giovane è legata all’idea delle startup stile Facebook, mentre queste spesso e volentieri falliscono. Il suggerimento per i giovani è, invece, quello di procurarsi gli strumenti per riuscire prima di attivarsi per concretizzare i propri sogni imprenditoriali; bisognerebbe creare quindi dei luoghi in cui i giovani possano capire se l’idea che hanno è valida e realizzabile.