Capita, ogni tanto, di scoprire particolari che, seppure molto evidenti, non avevamo mai notato prima. Mi è successo proprio così qualche giorno fa, durante una passeggiata in centro: all’inizio dei portici di Corso Vittorio, sul muro di palazzo Ricchieri che guarda il duomo, ho visto per la prima volta una targa dedicata ad un certo Daniele d’Ungrispach, podestà di Pordenone tra la fine del ‘300 e l’inizio del ‘400. Quello che più mi ha incuriosita è stato il cognome, strano anche nella pronuncia, che non ho associato a nessuna famiglia della città. Chi è dunque questo Daniele? Da dove arriva?

Gli Ungrispach appartengono alla nobiltà di Cormons, cittadina in cui Daniele nasce nel 1344, ma ben presto si trasferiscono ad Udine, dove diventano amministratori di un feudo e si dedicano al commercio di panni di seta, lana, pelli. Non sono certo anni facili né per l’Europa né per il Friuli: le guerre, le carestie e soprattutto la peste nera del 1348 mietono anche qui, come altrove, numerosissime vittime. Tuttavia le calamità non bloccano le attività mercantili che, anzi, continuano a svilupparsi: sono proprio gli affari, infatti, a portare Daniele a Pordenone nel 1368.

In quel periodo la nostra città è un importante e fiorente centro commerciale che gode di una relativa tranquillità e non ha grande concorrenza nel resto della regione, non è coinvolta nelle lotte feudali che invece imperversano fuori dalle sue mura e i pordenonesi sono esenti da particolari tasse doganali. I duchi d’Austria, insomma, fanno di Pordenone una città modello del mondo tedesco in Italia. Quando Daniele arriva in città, il campanile del duomo di San Marco e la loggia del municipio sono appena stati costruiti e al centro della vita cittadina vi sono le più importanti famiglie commerciali, che hanno le loro abitazioni in Contrada Maggiore, l’attuale Corso Vittorio.

Nel 1372 Daniele sposa niente meno che una Ricchieri, Orsina, da cui qualche anno più tardi avrà una figlia, Lucia e i tre si stabiliscono nei pressi del palazzo della famiglia di lei. Sedici anni dopo il suo arrivo a Pordenone, nel 1384, Daniele viene nominato podestà e rimane in carica per un anno (verrà successivamente rieletto nel 1405). Questo ruolo pubblico prevede innanzitutto giudicare le controversie, un compito molto importante che viene svolto in giorni fissi, martedì e giovedì, sotto la loggia del comune, assicurare il benessere della popolazione, rappresentare la comunità durante le manifestazioni civili e religiose. A partire dal 1398, inoltre, Daniele diventa amministratore del duomo di San Marco e, tra le altre cose, si occupa di provvedere alle decorazioni artistiche della chiesa e alla gestione dei suoi beni.

Nel corso della sua permanenza a Pordenone, però, Daniele non smette di essere un mercante. I suoi rapporti con Venezia, infatti, rimangono sempre molto stretti, tanto che durante la guerra tra Serenissima e Genova nella seconda metà del ‘300, egli non esiterà a prestare soccorso alla città lagunare, contribuendo probabilmente ad armare qualche galea.

Daniele non terminerà i suoi giorni nella nostra città ma, lasciata la famiglia con regolare testamento, nel 1411 si stabilirà presso i monaci Camaldolesi di Murano, con cui era entrato in contatto grazie ai suoi frequenti viaggi in laguna. Sarà proprio qui che, nello stesso anno, verrà misteriosamente ucciso e il suo corpo verrà rinvenuto quasi incorrotto oltre vent’anni dopo la sua morte.

Ma questa è un’altra storia.

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