Adattare i contenuti di un libro per far sì che possano essere proiettati sul grande schermo con la stessa efficacia non è affatto impresa facile. A tentare di spiegare ai profani del mestiere i passaggi e gli accorgimenti che vengono ci hanno pensato Dario Zonta, critico ed esperto di produzione cinematografica, e lo scrittore e sceneggiatore Maurizio Braucci.
L’intento iniziale dell’incontro, organizzato in collaborazione con Cinemazero, era di portare a Pordenonelegge anche il regista Pietro Marcello, che assieme a Braucci sta lavorando alla trasposizione del romanzo Martin Eden dello scrittore statunitense Jack London, impossibilitato però a presenziare per ragioni personali. Mancando il regista, è venuta altresì a mancare la spiegazione per la componente più tecnica del lavoro, comunque in parte compensata dalle competenze di Zonta.
Dalle parole di Braucci è emersa l’importanza di una perfetta conoscenza di tutti i piani della narrazione, dallo stile alla componente psicologica. La complessità nel ricavare uno sceneggiato da un’opera come quella di London risiede soprattutto nella forte carica autobiografica del romanzo.
Un continuo gioco di specchi e rimandi tra le vicende del protagonista e del suo autore, dalla scalata ai vertici della società al pensiero socialista, passando per l’amore rincorso e perduto per arrivare al suicidio come conseguenza dei dubbi dettati dal successo. Anche se sulle reali cause della morte di London non c’è certezza storica.
Altro concetto che deve essere ben tenuto a mente in fase di trasposizione è la fedeltà all’opera di partenza: ad esempio per Martin Eden risulterà fondamentale trasmettere il senso di “progressivo lasciarsi andare” nella scena del suicidio, per non perdere l’intero significato del libro. Fedeltà che dovrà essere rispettata anche nel caso in cui le ambientazioni venissero cambiate rispetto all’originale.
Il tradimento dell’originale, sottolinea Zonta, è però pressoché impossibile da evitare, dato che bisogna inevitabilmente passare da un contesto artistico diverso dall’altro. Infedeltà tra l’altro pienamente giustificabile, visto che stiamo parlando di romanzo a tutti gli effetti ottocentesco ripreso oltre un secolo dopo la sua pubblicazione, che si differenzia dal pensiero moderno per cento anni di pensatori e ideologie.
A sceneggiatore e regista dunque l’arduo compito di essere infedeli responsabilmente.
Photo by: Mattias Gerometta
Spilimberghese di origine montanara, sono nato a Udine nel freddo settembre del ’95 e ci sono tornato quasi vent’anni dopo per frequentare l’università, facoltà di Mediazione Culturale. Bassista per necessità, appassionato di sport e cultura per vocazione, ancora oggi faccio fatica a non meravigliarmi davanti alla bellezza del Tagliamento e delle nostre montagne. Da qui il mio naturale approdo a “Voli”.