Di Giulia Mastrantoni abbiamo già parlato qualche tempo fa: è una scrittrice esordiente, originaria di Frosinone ma trasferitasi a Udine per studiare. Ha pubblicato alcuni racconti e due romanzi, l’ultimo dei quali lo scorso gennaio. È un romanzo erotico, che si intitola “Veronica è mia” ed è edito da Panesi.

Veronica è una ragazza fragile che cade vittima di chi di lei vuole solo approfittare. La sua storia è quella di un innamoramento incondizionato, di un’ossessione per Max, l’uomo che è per lei sia dipendenza che dolore immenso. Il loro non è un rapporto d’amore ma uno sfruttamento: lui la usa per i suoi scopi, gettandola via quando non gli serve più, perché tanto sa che Veronica tornerà comunque.
La sua innocenza di giovane donna viene spazzata via velocemente. Non è preparata a gestire il male che si insinua dentro di lei con estrema violenza: il suo desiderio d’amore si trasforma presto in un incubo da cui non può uscire.

Il romanzo scorre velocemente: è una pellicola in cui si susseguono immagini forti e sensazioni aspre che colpiscono forte gli occhi. Spesso ci si sente disorientati da un linguaggio che mette a nudo le coscienze, prima che i corpi. Una vera “pornografia dell’anima”, così l’hanno definita, e a ragione “Veronica è mia” non può essere solo un romanzo erotico.
È un racconto della mente di Veronica, della sua profonda contraddizione che la porta a sacrificare la dignità per obbedire ai dettami di un sentimento molto pericoloso. È un racconto della debolezza di chi è alle prime scoperte e non sa distinguere bene e male.
Forse però è anche un atto di denuncia, una sorta di romanzo politico che serve a muovere le coscienze di molte giovani donne, intrappolate attorno a un muro che esse stesse hanno lasciato venisse eretto dal loro carnefice.

Il messaggio finale è che quel muro deve essere abbattuto e che quella vita, là fuori, sta aspettando di essere vissuta da tante Veronica che corrono libere.

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