Camilla Läckberg prende per mano il lettore e dopo una sola pagina lo scaraventa all’interno delle vite dei suoi personaggi. L’ostile natura della Scandinavia avvolge ogni elemento del paesaggio: uomini e oggetti. Li attraversa, li lacera, causando in loro una disperata violenza da riversare verso il prossimo. Come egoista è il clima, così sono i protagonisti: rinnegano la loro natura umana diventando semplici animali appartenenti ad un universo avaro.

Il libro si compone di quattro racconti e di un romanzo breve, più corposo.

Lars e Malin, la cui storia malsana è raccontata nel primo capitolo, non sono altro che due creature autodistruttive. Coniugi solo sulla carta, lei è una quarantenne incapace di avere figli. Lui, con cinque anni in più, non la considera nemmeno parte della sua vita: troppi sono i segreti che li separano, tra i quali un omicidio compiuto da Lars. La vittima era una giovane donna, uccisa senza uno scopo preciso.

Eva e Marianne sono invece due donne accumunate dall’aver sposato un marito violento. Sottomesse, annichilite e spaventate trovano forza soltanto assieme, come vuole la legge del branco. Così il secondo racconto.

Segue la storia di Patrik, un poliziotto che ha per le mani un caso particolare: una donna assassinata in casa, in cucina, con la testa fracassata e il sangue che cosparge e riempie ogni fessura del pavimento. Il colpevole non si trova, si rintracciano solo le figlie: due ereditiere la cui unica preoccupazione sono gli averi della madre. Come iene, si fionderanno sulle carcasse dei fondi rimasti senza fermarsi a piangere la povera donna appena morta.

Nel quarto capitolo si assiste ad episodi di bullismo verso Sixten, un ragazzino delle superiori. Incapace di rispondere ai compagni per la troppa violenza vista in casa, cerca vendetta. Incontra un poliziotto che, invece di controllare la situazione del ragazzo scappato dalla scuola, si preoccupa di sé: la compagna lo ha tradito, lui ha assistito. Sotto shock, non è altro che un’ombra di sé, né uomo né poliziotto.

Il quinto capitolo prevede una messinscena dell’omicidio del capofamiglia Ruben, nonno della seconda vittima: Matte. Ruben ha pochi mesi di vita e decide di morire, facendosi aiutare dal nipote ad inscenare un omicidio per una morte più dignitosa. Lo scopo è far sembrare il tutto un omicidio, in modo tale che la sua famiglia possa, per un momento, restare unita. Purtroppo gli eredi, preoccupati solo per gli affari di famiglia, non si rendono conto del male psicologico che si infliggono a vicenda, finché non muore Matte, per un colpo di pistola. Al termine delle indagini, i morti sono dichiarati ambedue suicidi e ciò che lascia Ruben è una registrazione con una denuncia verso i propri cari: li disprezza, ne è deluso e dichiara di volersi suicidare apposta per vederli uniti almeno una volta.

Amori infelici, amiche per disperazione, ereditiere senza cuore, vittime di bullismo da parte di amici o di compagne, guerre per l’eredità di un anziano: questi sono gli ingredienti di un giallo che insegna lezioni importanti. Amare non è abiurare la propria natura, la disperazione non è mai un buon movente per nessuna azione, per quanto si possa provare affetto verso una persona o un gruppo di esse, queste potranno deludere. Chi legge queste pagine non può non sentirsi afflitto per questi individui che potrebbero essere amici o conoscenti, poiché troppo spesso ignoriamo chi abbiamo attorno.

Non è solo il gelo dei fiordi o la natura inospitale ad essere l’eziologia di questi delitti, bensì l’oscurità che si insinua da sempre nel genere umano.

 La Tempesta di neve non è che il freddo che avvolge il lettore che scorge con impressione quanto veridiche siano le storie. I legami storpiati, autodistruttivi e nocivi sono metafore delle nostre claudicanti storielle quotidiane, costruite ad hoc per evitare l’amore più vero e benevolo. Il profumo di mandorle è la sensazione che si prova abbracciando chi ci è davvero amico, sempre se non siamo troppo immersi nei nostri impegni quotidiani volti all’accumulo di ricchezze e niente altro. Si idolatra il denaro, si ama il lavoro, quando tali sentimenti dovrebbero essere rivolti a persone in carne e ossa: questa è la lezione di Camilla Läckberg.

Il lettore avvisato saprà mettere in pratica tali cautele?