Sotto il segno del Tricolore. Il Giro d’Italia ritorna in Friuli dopo un anno e mezzo di assenza, probabilmente in una delle edizioni più difficili e insolite che ci si ricordi.
Sportivamente parlando, di questo sfortunato 2020 ricorderemo anche una versione autunnale della Corsa Rosa segnata dal maltempo e rimaneggiata da un opprimente alone di preoccupazioni covidiane. Almeno per i prossimi giorni a dar man forte alle rassicuranti parole del patron Mauro Vegni circa il proseguo del Giro ci penserà il meteo: l’arrivo della carovana rosa nel Triveneto sarà accompagnato dal un bel cielo sereno.
Il tempo ideale per dare il via alla frazione in programma domani, in omaggio all’ormai prossimo cinquantesimo compleanno delle Frecce Tricolori: sarà infatti la base di Rivolto a ospitare la partenza di giornata. La prima nella storia del Giro da un aeroporto militare. Tempo di aggiornare gli almanacchi. E non parliamo certo di una tappa da poco: 185 chilometri tra le province di Udine e Pordenone, quattro gran premi della montagna e l’arrivo in salita al Piancavallo. Terreno fertile per i delusi dalla cronometro di oggi tra i vigneti del Prosecco.
Usciti da Rivolto, il gruppo risalirà la pianura friulana per una trentina di chilometri, passando davanti a Villa Manin e dirigendosi verso Dignano e San Daniele, sede d’arrivo della tappa di martedì. A questo punto si piegherà verso San Giacomo, all’ombra di quel monte di Ragogna che i ciclisti impareranno a conoscere meglio due giorni dopo, per poi attraversare il Tagliamento al ponte di Pinzano.
Da qui la corsa imboccherà la val d’Arzino, trovando le prime asperità di giornata nei saliscendi che portano da Pinzano a Casiacco, dove, non segnalata nella scheda di giornata, inizia la dolce salita verso Anduins. Quattro chilometri molto semplici scanditi da qualche tornante, con pendenze che non superano quasi mai l’8%, ma offrono alcuni scorci panoramici degni di nota. Raggiunta Anduins, si proseguirà sulla strada Regina Margherita, costruita dal conte Giacomo Ceconi sul finire dell’Ottocento come dono alla sua terra natia. La strada si snoda lungo il fondovalle creato dal torrente Arzino e prende lentamente quota fino a San Francesco, punto d’inizio del primo gran premio della montagna di giornata: Sella Chianzutan, affrontata dal versante meno impegnativo.
Non si tratta certo di una salita che incute particolare timore: nei suoi dieci chilometri e mezzo le pendenze si mantengono sempre moderate e costanti, senza mai raggiungere il 10%. L’ultimo chilometro prima della conca dove si trova la sella è addirittura in discesa. Caratteristiche queste che ne fanno una meta molto frequentata da motociclisti e appassionati d’auto. Da segnalare, un paio di chilometri dopo San Francesco, l’imbocco del sentiero per le cascate e le sorgenti dell’Arzino: una camminata facile, ma decisamente suggestiva.
Superata agevolmente Sella Chianzutan, ci si lancia in picchiata verso Verzegnis e Villa Santina, sede del primo traguardo volante di tappa. Non resta che raggiungere Priuso per attaccare la salita alla forcella di Monte Rest. A onor del vero si tratterebbe di due salite ben distinte, che però sono ben collegate tra di loro e vengono quasi obbligatoriamente percorse assieme.
La prima, più breve, in poco più di tre chilometri porta alla forcella di Priuso e presenta una pendenza media del 6,5% a fronte di una massima dell’11%, che s’incontra nel tratto centrale. La seconda, più lunga e impegnativa, comincia dopo una breve discesa e dopo aver superato il ponte sul Tagliamento. Lasciatisi alle spalle un primo tratto molto agevole, in prossimità del bivio per il rifugio Grasia s’incontrano le pendenze più decise (11-12%), dopodiché la salita torna più facile fino alla forcella di monte Rest. Complessivamente la pendenza media è del 6,7%.
Raggiunto il punto di scollinamento a quota 1060 m, segue la discesa attraverso la val Tramontina, costeggiando il lago di Redona e il Meduna fino ad arrivare a Navarons, dove s’inizia a risalire la val Colvera verso la forcella di Pala Barzana. Tredici chilometri e mezzo molto pedalabili, spezzati da una breve discesa dopo la località di Pian delle Merie, con una pendenza media del 4,4%. Le pendenze più impegnative s’incrociano all’altezza di Poffabro, secondo traguardo volante di giornata e incantevole borgo annoverato tra i più belli d’Italia, e all’inizio del secondo tratto della salita.
Dalla Pala Barzana comincia una lunga discesa che riporterà la corsa in pianura passando per Andreis, le gallerie del Fara, Montereale Valcellina fino a entrare nel comune di Aviano, dove i ciclisti lasceranno la Pedemontana per salire verso Piancavallo, ultimo e senza dubbio più impegnativo gran premio della montagna di giornata.
Una salita ormai habitué del Giro d’Italia, già arrivo di tappa due volte: nel 1998, con vittoria del Pirata Marco Pantani e nel 2017, quando il basco Mikél Landa coronò al meglio una fuga da lontano. Anche in quest’occasione viene affrontata dal suo versante più conosciuto e frequentato dagli appassionati di ciclismo. Quattordici chilometri con pendenze medie del 7,8% e massime del 14%, che s’incontrano poco prima del rifugio Bornass a circa metà dell’ascesa. Più difficile la prima parte, fino al bivio per Collalto, dove le pendenze non scendono quasi mai sotto il 9%, più dolce la seconda, con un ultimo chilometro mosso e sempre in leggera salita fino al traguardo. Impagabile la vista che tornante dopo tornante sale si apre sulla pianura friulana, sui magredi e fino al Tagliamento.
Difficile dire cosa potersi aspettare dalla prima vera tappa di montagna di questo Giro d’Italia tanto particolare. Certo che assistere al passaggio della Corsa Rosa sulle proprie strade è sempre uno spettacolo.
Photo: www.ilfriuli.it/articolo/sport-news/piancavallo-si-appresta-ad-accogliere-il-giro-d-italia/22/229061
Spilimberghese di origine montanara, sono nato a Udine nel freddo settembre del ’95 e ci sono tornato quasi vent’anni dopo per frequentare l’università, facoltà di Mediazione Culturale. Bassista per necessità, appassionato di sport e cultura per vocazione, ancora oggi faccio fatica a non meravigliarmi davanti alla bellezza del Tagliamento e delle nostre montagne. Da qui il mio naturale approdo a “Voli”.