Tra i titoli stranieri presentati a Pordenonelegge ha fatto capolino anche un romanzo francese che, sebbene sia stato dato alle stampe ormai quasi vent’anni fa, è stato tradotto in italiano da Gianmaria Finardi soltanto l’anno scorso. La penna è di Eric Chevillard, un fiore all’occhiello del panorama letterario francese, autore del blog Autofictif e del suo lavoro più stravagante, Sul soffitto. Oltre al titolo, che già di per sé costituisce un indizio chiarificatore, la copertina rossa dell’edizione italiana contribuisce a figurarsi un contenuto fuori dagli schemi: il paratesto infatti appare rovesciato, con parole e immagini da guardare prima di mettere in naso nella storia.

Una storia che peraltro incuriosisce sin dalle prime pagine, in cui si legge che un uomo qualunque, vestito di grigio e dai tratti comuni, porta una sedia rovesciata sulla testa. Gliel’ha prescritta il medico per correggergli la postura, ma in questo modo la sua vita tra la gente è resa tanto difficile che una serie di seccature gli fanno capire che il mondo non è stato progettato a sua misura: deve piegare la schiena per passare dalle porte e i vestiti che infila dalla testa hanno delle scollature troppo strette per lui e per quella che sembra ormai costituire una propaggine del suo corpo.

La soluzione per scampare alla convenzionalità del mondo risiede per il protagonista nello stabilirsi sul soffitto, accompagnato dalla giovane Méline e da altri buffi soggetti. Così, se ora i personaggi possono finalmente abitare uno spazio adatto a loro – e  Monsieur Raffin domanda: “ma come fate a non cadere?” – giù da basso architetti e sarti continuano a destinare le loro creazioni alla maggioranza.

Con l’intento di assumere una prospettiva “a testa in giù”, la scrittura irriverente e umoristica di Chevillard pone di fronte al lettore una questione centrale nella sua poetica: il ribaltamento di una realtà immobile e assoluta. Sul soffitto, certo, la visione del mondo è alternativa e distorta, ma allo stesso tempo rappresenta una forma illuminante e reale della vita stessa. In conclusione, per dirla con le parole di Calvino, anche sul soffitto tutto è chiaro quando “il mondo si legge all’incontrario”.