Ti guarda dritto negli occhi, sorride. Ci pensa un attimo. Scava nei ricordi, cercando le parole giuste. Non è facile trovare la risposta tra cinquanta anni di carriera, tre oscar, oltre duecentocinquanta premi a livello internazionale e migliaia di disegni. Ma Richard Williams sa il fatto suo, e risponde a ogni domanda con la gioia e l’energia di un ragazzo. Un giovane vestito da ottantaduenne.

L’unica risposta che non ha, è se riuscirà a vivere abbastanza per completare il suo ultimo lavoro, Prologue.

Mentre lo dice non puoi che pensare “Certo, Signor Williams, che ce la farà. Ce la deve fare”. E come potresti pensare diversamente?

L’autore di Chi ha incastrato Roger Rabbit è lì, di fronte a te. Lui è lo stesso che ha donato alle Giornate del Cinema Muto l’animazione iniziale che tutti conosciamo. Williams ha dato vita a personaggi della Disney e della Warner Bros, cioè “ricordi base”, per citare l’ultimo film della Pixar Inside Out, di milioni di persone, in quanto personaggi di film che hanno segnato l’infanzia di queste ultime. Tra le quali ci sono anche io.

Non posso pensare che lui, quell’anziano pieno di forza e risate, non riesca a dare vita al lavoro-coronamento della sua carriera. Che non riesca a finire di creare nuovi “ricordi base” per le generazioni future.

Ma sua moglie non ci crede quanto noi nella sala. Lei è anche la sua produttrice, e assiste al dialogo osservando con severità i giornalisti impegnati a prendere appunti. Williams ci racconta, guardando lei con un sorriso, che lo ha avvisato che se continuerà a fare disegni così grandi, non finirà mai. Ci spiega che a volta gli ci vogliono anche che due ore per fare un disegno. E a lui ne servono ventiquattro per fare un solo secondo.

L’opera è più che mai ambiziosa. Nata quando aveva quindici anni, si è ripromesso di realizzarla solo quando avesse acquisito l’abilità necessaria per disegnare qualsiasi cosa gli venisse in mente. Tre anni fa questo momento è arrivato.

E la sua voce è carica di sicurezza, quando asserisce che quello è il primo lavoro a renderlo davvero felice. Lo dice mentre ci mostra la locandina dell’opera che mostrerà in anteprima mondiale proprio a Pordenone, Prologue appunto.

Ci racconta di quando cadde la bomba atomica su Hiroshima, di suo zio che era fotografo al D-Day, e della paura di quei giorni. Poi parla dell’amore, perché “Amore e guerra hanno sempre ispirato gli artisti”. Così queste hanno dato vita all’idea di questa animazione.

Diventa in questo modo una gara con sé stesso: lavora da solo, senza aiuto, cimentandosi in un’arte che la computer grafica ha ucciso, usando solamente una matita e dei fogli di carta. Dice di essere tornato come quando era uno studente, ma a fare una cosa mai fatta prima da nessuno. È la sua opera più complessa in assoluto. Ai soldi non ci pensa nemmeno, non gli interessano.

Non c’è più spazio per le domande.

Un signore si avvicina. Gli mostra una caricatura che ha fatto di lui. Poi tira fuori un libro, firmato quarant’anni prima da Williams in persona. Guarda la firma. “Wow!” esclama. Sorride ancora, aggiungendo un’altra firma sotto. Me ne faccio fare una anche io. Gli stringo la mano e lo saluto, mentre mi domando cosa provi un premio oscar a mostrare l’anteprima mondiale di un’idea vecchia sessantasette anni.

Immagino che sia felice. Anzi, felicissimo.

Lascia un commento