Portogruaro è una città appartenente all’attuale Veneto orientale, che sorge lungo le sponde del fiume Lemene ed è stata uno snodo importante per i traffici con la Germania. La sua origine risale al Medioevo, ma la data di fondazione è dubbia anche se non si può escludere il legame con il vescovado di Concordia.

La prima notizia pervenutaci in merito a Portogruaro risale al 1140 d.C. e riguarda la donazione di un appezzamento di terra da parte del vescovo di Concordia, Gervino, ad alcuni mercanti e contadini. La città, incardinata nel sistema feudale friulano sottostante al patriarcato di Aquileia, appartiene fin da subito al vescovo di Concordia, che riceve la concessione della giurisdizione civile da parte dell’imperatore Ottone III, e rimarrà sotto la sua giurisdizione fino al 1420, anno in cui Venezia accetta la dedizione della comunità portogruarese.

Dopo aver ricevuto la giurisdizione civile, i vescovi di Concordia impongono un pedaggio sull’intero commercio navale che, passando per il fiume Lemene, affluiva fino a Portogruaro, dove la tassa era riscossa al portus. Fin da subito i vassalli del vescovo di Concordia si servono del castello, ora scomparso, per controllare il traffico e provvedere alle esazioni.

Dopo poco tempo la città di Portogruaro si sviluppa e acquisisce più prestigio, rispetto a Concordia, grazie ai traffici commerciali per via fluviale. Lo stesso vescovo di Concordia, visti i lauti incassi ottenuti con mute e pedaggi, investe molto su Portogruaro, rendendola una città prosperosa. Divenuta una fiorente città a livello economico, Portogruaro è oggetto delle mire di numerosi pretendenti. Tra il XII e il XIV secolo la città è guidata in alcuni momenti dal patriarca di Aquileia, come nel 1274, o da un feudatario del patriarca, come nel 1307.

Anche se l’autorità del vescovo concordiese si affievolisce e passa in secondo piano, la sorte non arride al comune, che nel 1385 viene concesso, come entità propria ed esclusiva, dal patriarca Filippo d’Alençon all’alleato Francesco da Carrara, signore di Padova, intenzionato a espandere i suoi domini nel nord-est. In certi momenti la proprietà e la giurisdizione di Portogruaro spetta persino a tre padroni diversi: il patriarca, il vescovo ed il custode del patriarca. In un tale caos politico-amministrativo la comunità di Portogruaro gode della voce in Parlamento, cioè della rappresentanza politica della città all’interno del Parlamento friulano.

Questo stato di cose viene meno solo con il passaggio di Portogruaro alla Dominante. Sotto il nuovo dominio veneziano la città rifiorisce, affermandosi come centro cosmopolitico del commercio con l’Austria e luogo di soggiorno per molti fra i nobili veneti, a tal punto dall’essere immaginata dagli stessi abitanti, secondo il Nievo, come «una specie di isola ipotetica, costruita ad immagine della Serenissima dominante».

L’immagine icastica dei Mulini di Portogruaro è stata impiegata di recente nella letteratura popolare. Il disegnatore friulano Luca Malisan, nel fumetto numero 49, I sotterranei di Roccabruna, della serie “Dragonero” edita dalla storica casa editrice italiana “Sergio Bonelli”, ha raffigurato delle “vecchie chiuse”, attingendo al ricordo visivo dei Mulini di S. Andrea. Secondo molti storici locali i Mulini di S. Andrea, di fronte alla piazza della Pescheria, potrebbero coincidere con l’antico porto della città.

Letture consigliate:
Nievo. Le confessioni di un italiano, Milano, Giunti Editore, 2010, p. 216.
M. Peressin, La diocesi di Concordia-Pordenone nella Patria del Friuli, Vicenza, Edizioni L.I.E.F., 1980.

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