Oggi siamo a nord, a circa 30 km da Udine, per parlarvi di un paese, o meglio una cittadina, che è considerata da molti il cuore del Friuli.
Gemona del Friuli sorge a circa 270 metri sul livello del mare, alle pendici dei monti Chiampon e Glemina, ma le sue caratteristiche geografiche sono molto varie: si passa dalle pianeggianti frazioni di Campo Lessi e Taboga alle collinari Ospedaletto e Stalis. Questi dislivelli caratterizzano molto la cittadina, ben nota per le sue salite e discese. Tuttavia, Gemona è principalmente famosa, in Friuli e non, per essere stata l’epicentro del disastroso terremoto del 1976, che ha segnato profondamente la sua storia e quella del Friuli tutto (i cittadini gemonesi furono insigniti della Medaglia d’oro al Merito Civile).
Il tremendo terremoto non è riuscito però a rovinare le opere artistiche ed architettoniche di primissimo livello che Gemona può vantare, come simbolo della tempra e dell’abilità del tenace popolo friulano. Insomma, non tutto è andato perduto.
Gemona si è sviluppata nei secoli in una zona di estrema rilevanza strategica essendo luogo di passaggio per alcune tra le rotte commerciali più strategiche del Friuli. A dimostrazione di ciò ci sono gli importanti edifici che hanno contraddistinto la città. Il primo di rilevanza storica fu il municipium edificato dagli antichi Romani, luogo in cui la civitas romana progettava la costituzione territoriale trasformando di fatto Gemona in un centro politico di una certa importanza.
In seguito, in epoca medievale, fu eretto il rinomato castello, a cui Gemona deve il merito per essere stata menzionata nell’Historia Longobardorum, di Paolo Diacono. Il castello era infatti considerato nel ‘600 una delle roccaforti più importanti del Friuli ed ospitava una guarnigione adibita a bloccare l’avanzata degli Avari. Circa cinquecento anni dopo, Gemona ottenne il grado di “libera comunità”, godendo pertanto di propri statuti e di una politica territoriale indipendente.
Gemona divenne in seguito un protettorato del Patriarcato di Aquileia, che investiva i suoi denari sulla città in quanto ormai diventata importante centro commerciale, artigianale e finanziario. L’interesse del Patriarcato era talmente grande che il Patriarca Niederlech promulgò un editto che permise a Gemona di ottenere il “diritto di scaricamento”, riferito agli scambi mercantili e al ricambio di cavalli per i viaggiatori, facendo ottenere alla città ulteriore ricchezza grazie alla costruzione di alberghi e stalle.
La città era oramai diventata una tappa fondamentale per tutti coloro che provenivano dai porti di Venezia e di Trieste e che erano diretti verso la Carinzia o altre zone dell’Europa centrorientale. Una cittadina di tale importanza (e così redditizia) non poteva certamente passare inosservata agli attenti occhi della Repubblica di Venezia, che dal 1420 in poi ne fece un suo dominio.
Una delle opere più rappresentative di Gemona è indubbiamente il suo duomo, dedicato a Santa Maria Assunta. Il tempio è sito in un vasto terrapieno ed è considerato uno dei monumenti religiosi più importanti del periodo medioevale della regione. Lo stile è particolare e affascinante, misto tra il romanico ed il gotico, ed è stato realizzato da diversi artisti locali, tra cui spicca sicuramente il nome di Giovanni Griglio, che si occupò del suo restauro nella prima metà del 1300, quando Gemona era in guerra con la vicina Venzone. Al suo interno si possono ammirare opere di grande valore: tele pregiate di scuola friulana datate tra il 1500 e il 1700; il crocifisso ligneo diventato simbolo del terremoto; l’antica vasca battesimale, ricavata da un’ara funeraria romana, datata tra il I ed il II secolo Avanti Cristo. Inoltre, vicino al duomo si trova Casa Gurisatti, ovvero il Tesoro del Duomo, dove giacciono preziosi libri miniati del tredicesimo secolo, accompagnati da arredi ed oggetti sacri di lavorazione orafa non indifferente.
Nonostante questo straordinario elenco di opere di indiscusso valore artistico ed ingegneristico, quella legata alla storia del duomo che ritengo sia più interessante è la statua di San Cristoforo. Questa meravigliosa opera che raggiunge i 7 metri di altezza, classificandosi di diritto tra le più grandi statue d’Italia, è incastonata in modo singolare nella facciata del tempio. Persino il forse più noto Colosso di Barletta non arriva a una tale dimensione.
La prima realizzazione del duomo è datata all’incirca verso la fine del 1200, ma nei secoli successivi è stato sottoposto a continui miglioramenti e ristrutturazioni. Fu consacrato nel 1337 dal Vescovo Giovanni da Parenzo, su ordine del potentissimo Patriarca d’Aquileia Bertrando, nel giorno di domenica 8 giugno (festa di pentecoste). Da ricordare, oltre alle guerre tra Gemona e Venzone, che uno dei motivi che allungarono di decenni la costruzione del duomo, furono le minacce del Conte di Gorizia, molto interessato al dominio della zona.
Crediti foto: Photographie des Archives A vous le Frioul, Ph. Massimo Sangoi
– Gemona: cuore del Friuli fino all’Estremo Oriente – Seconda parte
– Gemona: cuore del Friuli fino all’Estremo Oriente – Terza parte
Nato a Udine nell’anno della Caduta del Muro, cresciuto in città e nei dintorni. Onironauta, connettivista, amante della cibernetica e del prosecco. Lettore per passione e scrittore per diletto. Tra i miei (troppi) interessi c’è l’esplorazione di territori urbani sempre diversi, con particolare predilezione per il Triveneto. Tento di seguire virtute e canoscenza.