Lo chiamavano “Canal grande senza acqua” un po’ per richiamare l’appartenenza alla Repubblica di Venezia, ma soprattutto perché il corso Vittorio Emanuele, con i suoi palazzi variopinti, ricorda il paesaggio che ci si aspetta quando si viaggia senza meta a Venezia.

Quando ci si trova a Pordenone come turisti, o con occhi nuovi per un vero viaggio di scoperta come diceva Proust, le strade si percorrono con un’aria sognante, con gli occhi in alto per catturare i dettagli dei palazzi, anche se appartenenti a epoche diverse e con stili differenti, a partire dal periodo gotico sino al primo Novecento, si cammina con il naso in su anche a scapito della propria incolumità. Si comincia lasciandosi alle spalle le montagne che chiudono il paesaggio del centro, percorriamo il corso Vittorio Emanuele, che alcuni turisti fantasiosi chiamano spina dorsale del centro storico o museo all’aperto, e si procede a passo lento cercando di integrare le informazioni delle guide turistiche con ciò che l’occhio vede: un ambiente accogliente e retrò della pasticceria Peratoner qui a destra, che incanta i passanti dal 1974 con dolci, sculture e fontane di cioccolato, qualche passo più avanti l’elegante ingresso del Palazzo Mantica, la cui facciata mostra il combattimento di due cavalieri, lì a sinistra gli affascinanti affreschi del Palazzo Ricchieri che guardano dall’alto i passeggiatori. E se proprio si è sfortunati e la pioggia non vuole dare tregua, si ha la possibilità di sfruttare il lungo porticato che affianca sia a destra che a sinistra la strada, lasciando l’architettura e l’arte per tempi migliori.

Inevitabilmente il viaggiatore si troverà alla fine del corso dinanzi a un imponente Palazzo Comunale, in laterizio e di gusto gotico, che scoprirà essere risalente al XIII-XIV secolo, poi ampliato nel 1928 dall’architetto Scoccimarro. Posto su un promontorio a guardia del fiume Noncello, due cose colpiscono l’occhio del passante: sulla facciata, sopra l’arcata gotica si nota subito il grande orologio astronomico lunare del Cinquecento realizzato dal maestro Jacopo da Gemona, e in cima i due mori (altro richiamo a Venezia), custodi della città per alcuni o semplici paggi che reggono lo stemma cittadino per altri, i quali scandiscono il tempo ogni ora. Se questi mori hanno stimolato la curiosità, sappiate che gli originali sono custoditi e disponibili al Museo d’Arte, mentre quelli esposti alle intemperie sono delle copie. Seconda ma non per importanza è la spaziosa loggia che si apre sulla Contrada Maggiore (antico nome dell’odierno corso Vittorio Emanuele), luogo di promesse, in quanto passaggio obbligato per i neo-sposi, e luogo di incontri, anche culturali: qui spesso si tengono letture e convegni di scrittori affermati o in erba durante i vari festival che caratterizzano la città. Se si ha l’opportunità, si può visitare anche internamente il palazzo Comunale, ora sede del Consiglio Comunale, e ammirare il paesaggio anche dalla balconata sottostante all’orologio.

Calza a pennello quindi un pensiero di Tiziano Terzani: “Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare”.

2 Comments

  • Lucia D., 03/03/2016 @ 20:38

    Solo i pochi turisti che vengono a Pordenone ammirano davvero la bellezza di corso Vittorio Emanuele. Chi abita in centro o viene da un paese limitrofo non si sofferma a guardare i bei palazzi, il municipio o il lungo porticato. Qualche volta capita però di alzare lo sguardo e di rimanere stupiti che ci sia in effetti qualcosa da apprezzare, anche solo mentre si sta bevendo un caffè in uno dei bar del corso. Il centro di Pordenone offre più di quanto pensiamo, non serve andare molto lontano, solo guardare in alto.

    • Iulia Bratosin, 04/03/2016 @ 01:17

      Esatto Lucia, hai colto il cuore dell’articolo! Con questo si vuole provocare tutti i passanti ad alzare lo sguardo da terra e apprezzare la bellezza di ciò che si ha attorno, che sicuramente non è poco!
      Grazie per il commento, fa sempre piacere scoprire di essere riusciti a trasmettere un messaggio.

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