Il precedente articolo ha introdotto l’affascinante figura del Leone del Pireo. Statua oggi collocata davanti all’ingresso terrestre dell’Arsenale di Venezia, un tempo era tra le prime cose che un navigante vedeva entrando nel porto di Atene, chiamato, appunto, Pireo. Ma qual è la storia del Leone del Pireo?

La prima epoca: l’erezione del Leone (IV secolo a. C.)

Circa le ragioni alla base della realizzazione del Leone non vi sono certezze: è possible fosse un’opera commemorativa della vittoria di Maratona (490 a. C.) o di quella di Salamina (480 a. c.), oppure ancora potrebbe aver rivestito la funzione di monumento funerario. La studiosa Antonella Sacconi tende a favorire la prima ipotesi, date le dimensioni della statua. Anche la posizione esatta all’interno del porto del Pireo non è cosa certa: alcuni riportano si trovasse alla fine del porto all’inizio della strada che porta ad Atene, altri all’ingresso del porto. Una zigrinatura lungo il retro della statua e segni di restauro sul muso corroborano alcune fonti che sostengono fosse stata usata, ad un certo punto, anche come fontana.

La seconda epoca: l’incontro con i Variaghi (XI-XII secolo d.C.)

Approssimativamente tra 1400 e 1500 anni dopo la sua originaria installazione, sotto la dominazione dell’Impero bizantino, il Leone acquisisce quelle che sono probabilmente le sue peculiarità più interessanti: tre iscrizioni runiche che Sigfús Blöndal considera “le più famose di tutte le iscrizioni Variaghe”. Nonostante siano ancora visibili, ad oggi le rune sono di difficile lettura. Ci sono stati diversi tentativi di interpretarle: quello più recente e su cui si focalizza questo articolo è a firma di Thorgunn Snædal (2014).

A notare per primo tali rune fu Johan David Åkerblad, un diplomatico svedese, solo nel 1798 o 1799, ovvero 100 anni dopo l’installazione del Leone nella sua attuale posizione. Åkerblad copiò le parti meglio conservate e scrisse a riguardo un articolo nel 1800, successivamente apparso nel giornale danese Skandinavisk Museum II.

Snædal riconosce due iscrizioni sul lato sinistro del leone e una sul suo lato destro. Il prossimo articolo si focalizzerà sulla sua analisi di questi misteriosi elementi della statua. 

Questo articolo è tratto da una tesina in Storia marittima redatta dallo stesso autore durante l’anno accademico 2020-2021 del Collegio d’Europa, sede di Natolin. Si ringraziano Anita Giabardo per la traduzione dall’originale inglese e Katia Barbaresco per la foto.