C’era alla periferia della minuscola città, un vecchio giardino in rovina; nel giardino sorgeva una vecchia casa, e nella casa abitava Pippi Calzelunghe. Aveva nove anni e se ne stava lì completamente sola; non aveva né mamma né papà, e in fin dei conti questa non era una cosa atroce se si pensa che così nessuno poteva dirle di andare a dormire proprio quando si divertiva di più o propinarle l’olio di fegato di merluzzo quando invece lei desiderava delle caramelle.

Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta Calzelunghe, dalla forza straordinaria (capace di farle sollevare in aria anche l’uomo più forte del mondo), dagli inconfondibili capelli rossi raccolti perennemente in due rigide trecce e dalle lentiggini sul naso, giunge improvvisamente un giorno sulle coste di una ridente cittadina svedese per occupare Villa Villacolle, una strana casetta acquistata dal padre,  il capitano Efraim Calzelunghe – un tempo terrore di tutti i mari, poi scomparso improvvisamente durante una tempesta, ma che la figlia crede essere diventato re di una lontana isola sperduta. Pippi è accompagnata dal signor Nilsson – una bizzarra scimmietta compagna di tante avventure – e da un cavallo bianco a pois neri, che ha acquistato non appena messo piede sulla terraferma grazie a una delle numerosissime monete d’oro lasciatele in dono dal capitano. La bambina ha un aspetto insolito: indossa abiti colorati cuciti con delle toppe, ai piedi porta calzini spaiati e le sue scarpe nere sono più grandi di almeno due misure; dorme al contrario – con la testa sotto le coperte e i piedi sul cuscino, libera così di poter roteare energicamente e senza sosta gli alluci –, non va a scuola – e quel poco che ha imparato a scrivere lo deve a un marinaio della ciurma del padre – , mescola le medicine in un’unica orripilante brodaglia per poi berla a grandi sorsate – convinta, in tal modo, di guarire in anticipo da qualsiasi malattia –; gioca a rincorrersi con i poliziotti in giardino, disegna sul pavimento del corridoio della scuola (l’unica volta che prova a frequentare le lezioni) il suo cavallo, dal momento che il foglio di carta datole è troppo piccolo per poterlo contenere. Villa Villacolle è il luogo delle meraviglie: nell’albero cavo del giardino crescono bottiglie di limonata, in soffitta dimora un fantasma che Pippi spaventa sparandogli addosso, dal grande mobile che occupa il salotto appaiono senza fine oggetti strani e particolari, che la bambina non esita a regalare con gioia a Tommy e Annika, i suoi nuovi amici. I due fratelli vivono in una casa posta accanto a quella di Pippi: obbedienti, ordinati, puliti, bravi a scuola, sempre ben vestiti e curati, sono il prototipo dei bambini perfetti, che non trasgrediscono mai le regole imposte loro dai genitori.

Pippi irrompe come un uragano nelle loro vite, all’improvviso, con forza, mettendole a soqquadro completamente. Ella porta un raggio di luce nelle loro giornate altrimenti monotone: ogni alba rappresenta la possibilità di imparare qualcosa di nuovo, di cercare l’impossibile per renderlo possibile e reale. Ella è pura gioia di vivere in movimento: niente la scalfisce, la colpisce, la butta giù. Tutto, per lei, è motivo di stupore, di continua scoperta; qualunque cosa può portare a una nuova avventura, senza porsi troppe domande, desiderosa soltanto di godere di ogni attimo che le viene concesso. Non ha paura, non prova timore, ma sfida continuamente sé stessa, si mette perennemente in gioco, cercando sempre di migliorarsi, di superare i propri limiti.

Pippi ama la vita: la ama in ogni suo battito, in ogni suo respiro; qualsiasi creatura è preziosa, deve essere preservata e amata. Tommy e Annika non possono che rimanerne colpiti, affascinati; è la boccata d’aria che riporta l’ossigeno nelle loro vite, che mette in dubbio tutto ciò in cui credono per stimolarli a trovare da soli la risposta alle loro tante domande. La bambina non esita a sconvolgerli, a capovolgere la loro intera esistenza per spronarli a intraprendere il viaggio più difficile, che si vorrebbe allontanare sempre di più e che invece è lì che ci aspetta, inesorabile come il tempo che passa: quello della crescita.

Pippi Calzelunghe è l’amica che ogni bambino desidererebbe incontrare: quella che non ci abbandona alla prima difficoltà, che ci prende per mano e resta al nostro fianco, fedele, mai stanca della nostra compagnia, pronta ad aiutarci e a sopportarci in qualunque occasione, nel bene e nel male; è la persona che non esita a riporre la sua totale fiducia in noi.

Ed è questo il regalo più grande.