Trieste è una città intrigante. Un luogo particolare, sempre diverso, in cui è facile perdersi, dimenticarsi. Trieste e le sue diversità, anime differenti di una realtà geografica in costante cambiamento, che ama riscoprirsi, sorprendere, stupire. Sinagoghe e chiese ortodosse inserite in piazze e vie di matrice asburgica, tra architetture del periodo fascista e imponenti palazzi squadrati in stile neo liberty, teatri nascosti, locali, viali alberati, il molo, il mare, piccoli musei e negozi d’antiquariato: una semplice complessità che sembra non stancare né annoiare mai.
Tra i tanti luoghi capaci di raccontare, almeno in parte, la storia di questa originale città, ce n’è uno in particolare, facilmente raggiungibile, dove si può andare, magari in un pomeriggio invernale, a bere il famoso “capo in b” triestino, ritrovandosi quasi, per un attimo, indietro nel tempo, ai primi del ‘900, quando a Trieste ancora si parlava di irredentismo e gli intellettuali facevano lunghi dibattiti politici sulla lingua, sulla letteratura, sul sentirsi o meno italiani: si tratta dell’antico Caffè San Marco, locale storico della città, da sempre rifugio per gli scrittori e gli uomini di cultura del capoluogo giuliano.
Situato in via Cesare Battisti, una parallela del viale pedonale XX settembre, il caffè viene aperto nel 1914 da Marco Lovrinovich, irredentista di Parenzo, e subito diventa luogo di incontro dell‘intellighenzia più progressista e filo italiana della città. Chiuso dalle forze armate asburgiche nel 1915 proprio per questo motivo e poi abbandonato a sé stesso, il locale viene restaurato e riaperto solo nel secondo dopoguerra, diventando punto di riferimento per scrittori, poeti e pensatori del calibro di Italo Svevo, Umberto Saba, Virgilio Giotti e, in tempi più recenti, Claudio Magris. L’ultima e attuale gestione risale al 2013.
Locale dal design autentico e molto curato, che riprende lo stile proprio del movimento artistico della secessione viennese (in voga, a inizio novecento, nelle città asburgiche), oggi il Caffè San Marco è diventato caffè letterario e luogo promotore di cultura, ospitando serate di lettura di poesie e incontri musicali. Non è inusuale, ad esempio, poter assistere a letture delle loro opere da parte di poeti importanti della città come Paolo Grisancich, autore di versi in dialetto triestino.
All’interno del caffè attualmente si trova, inoltre, anche una libreria, dove possono essere acquistati sia romanzi o saggi di autori cittadini o di argomento relativo a Trieste, sia opere più generiche e internazionali.
Certamente, negli ultimi anni, il locale è diventato sempre più turistico e confusionario, perdendo un po’ di quel fascino e di quella autentica riservatezza che doveva avere nel passato. Tuttavia, rimane comunque un luogo affascinante e malinconico, dove si può bere un buon caffè sentendosi partecipi di un’atmosfera un po’ retrò, leggendo un libro e perdendosi in una dolce, passata, nostalgia.
Carlo Selan nasce a Udine nel 1996 e attualmente frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Trieste. Attualmente, scrive e collabora per diversi blog e riviste di cultura come L’oppure, Constraint Magazine, TX2teatriudine, Digressioni, TamTam, ARGO – poesiadelnostrotempo.