La Repubblica degli Innovatori” sembra quasi un’utopia da realizzare per arrivare ad un mondo guidato da coloro che cercano costantemente di inventare il futuro. Quando Alessandro Rimassa ha voluto chiamare così il suo libro, forse non aveva questa grande ambizione: voleva raccontare che esiste un Paese diverso, che si muove nonostante tutto.

Il nome dell’autore è legato al successo di “Generazione 1000 Euro“, libro (e poi film) che tra i primi ha raccontato la situazione di molti giovani laureati intrappolati nel mondo del precariato. Rimassa mette subito le mani avanti e chiarisce che l’intento non era rassegnarsi all’autocommiserazione, bensì lasciare un messaggio di speranza. Purtroppo però il messaggio è stato travisato, dando inizio a quella narrazione negativa riguardo alle prospettive lavorative dei ventenni e trentenni di oggi.
Questa volta non ha voluto sbagliare e ha raccolto 85 storie di under-35 italiani che hanno realizzato qualcosa di innovativo e ce l’hanno fatta. Storie di successo insomma, ma il successo va definito: non è l’idea milionaria, non è (solo) qualcosa di monetizzabile. Un imprenditore che, grazie al suo coraggio e alle sue idee, riesce a dare lavoro a 5 persone è una persona di successo.

Il mondo di oggi non ha più molto spazio per chi non vuole inseguire le proprie passioni: questo è quello che ha capito Rimassa durante il suo viaggio tra gli innovatori italiani. Molti sono gli startupper nel settore tecnologico, ma non solo: colpisce la storia di Giorgio che, dopo laurea e master, nelle Marche ha inventato il miele in barrique.
Non va confusa l’innovazione con la tecnologia, tiene a precisare l’autore: la tecnologia è solo un mezzo, l’importante è innovare, consapevoli che si può sbagliare ma che è essenziale provarci.
Sebbene il nostro non sia un Paese culturalmente predisposto a questa mentalità, Rimassa pensa che il futuro abbia spazio anche qui. Soprattutto nei territori di provincia, dove è fondamentale far nascere dei piccoli progetti di innovazione.

Rimassa è anche direttore della scuola di formazione di TAG, il Talent Garden italiano, e nel suo libro ha inserito quali sono secondo lui i comuni denominatori di queste storie di successo: costanza e determinazione, uniti ad una buona dose di rischio e alla capacità di trovare le persone giuste con cui realizzare un’idea.
L’invito finale, rivolto in particolare agli studenti presenti in sala, è di ascoltare tutti ma decidere da soli. Ciò che fa la differenza non è tanto il risultato, quanto l’atteggiamento di chi vuole provare a costruire qualcosa.
Come diceva Diego Armando Maradona, “i rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”.

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