Secondo quale criterio si può dire se una vita è vissuta in maniera autentica o meno? Che cosa fa, insomma, di un uomo un vero uomo? Questo è il Leitmotiv del saggio La vita autentica di Vito Mancuso. Oggetto di tutte le scienze umane e anche, perciò, della teologia, materia che Mancuso insegna all’Università San Raffaele di Milano, che cosa sia l’autenticità in relazione alla vita è una domanda che da sempre difficilmente riceve risposte.
Questo libro snello procede in maniera estremamente lineare a cercare di illuminare un percorso verso una risposta a tale domanda. Tre sono le tesi che in maniera estremamente riassuntiva si possono estrapolare dal libro:
1. L’uomo autentico è l’uomo libero;
2. L’uomo autentico è l’uomo libero anzitutto da sé stesso;
3. L’uomo autentico è l’uomo che vive per la giustizia, il bene, la verità.
Il percorso illustrato da Mancuso è uno irto di complessità, ma soprattutto di contraddizioni, che l’autore è in grado di mostrare e affrontare in maniera molto chiara. La prima di tali contraddizioni è, in relazione al fenomeno fisico e biologico che è la vita, secondo quale paradigma quest’ultima vada interpretata, quale paradigma sia superiore: quello ‘calato dall’alto’ della sacralità o quello ‘proveniente dal basso’ della libertà. Questo è il nodo centrale della moderna bioetica. Per Mancuso in questo dibattito bisogna distinguere tra la propria vita e quella altrui: nella propria è superiore la libertà, in quella altrui la sacralità.
Per rispondere, però, a questa domanda in maniera univoca, sarebbe necessario interrogare la vita, la quale da sé non parla, ma di serve degli uomini per diventare consapevole di sé. È attraverso, dunque, i discorsi degli uomini che si può far parlare la vita, che ci può essere un logos del bios. È così che si può comprendere, forse, la logica della vita e quindi indagare rispetto a che cosa sia la vita autentica.
Religione, filosofia, scienza: nessuna di queste branche della conoscenza, dimostra Mancuso, è in grado di risolvere l’antinomia tra sacralità e libertà. Forse, dunque, la contraddizione che nasce da questa duplicità va semplicemente accettata e, vista l’incapacità di mettersi d’accordo su un senso, l’unico principio che può logicamente rimane valido è quello della libertà. La libertà contraddistingue dunque la vita umana, ed è su di essa che si basa l’autenticità e dunque riflettere dell’autenticità significa mettere a tema la libertà e capire quale sia il suo buon uso. L’autenticità consiste, paradossalmente, nell’esercizio autentico della libertà, che deve essere libertà anche da sé stessi e deve essere, per ritrovare il principio della sacralità, un esercizio di libertà orientato verso concetti più grandi di sé stessi quali la giustizia, il bene e la verità.
Un percorso in un certo senso induttivo, quello che parte dalla libertà, per recuperare un principio generale, quello della sacralità, che riesce, nella prospettiva religiosa di Mancuso, a illuminare la vita del suo significato più pieno, più autentico.
Nato negli USA, da sempre vivo in Friuli. Laureato in Lettere Classiche, sono laureato in Filologia Classica presso il Collegio Superiore dell’Università di Bologna e in Studi Interdisciplinari Europei al Collegio d’Europa, campus di Natolin. Fieramente europeo, le mie giornate son in perpetua oscillazione tra Omero e il Manifesto di Ventotene. Opero giorno per giorno per costruire una nazione, un continente, una comunità che riconoscano il valore della cultura e che in essa si riconoscano.