In fin dei conti, dopo essere usciti dall’incontro di ieri sera con Massimo Cacciari, vincitore del Premio Hemingway per il pensiero edizione 2016, più che ad un incontro si può dire di aver assistito ad una sorta di lezione di filosofia. Sarà stata l’indole di docente universitario dell’intellettuale veneziano a rendere il sopravvento, ma la complessità degli argomenti trattati in effetti necessitava di alcune semplificazioni ed alcuni piccoli chiarimenti per consentire ai più o meno consapevoli allievi una buona comprensione.

Nella sua ultima opera, dall’ingarbugliato titolo Labirinto Filosofico, Cacciari ragiona sui diversi discorsi che hanno originato le teorie della “fine della filosofia” e per fare ciò utilizza il concetto di labirinto, invertendone però la concezione comune: il labirinto filosofico è sì un percorso ad ostacoli, ma in cui la filosofia si trova a dover partire dal centro, ossia dal problema, per cercare una possibile via d’uscita, attraverso una serie di pensieri, ipotesi e idee anche diversissimi tra loro, dalla cui unione possono scaturire soluzioni e aporie (problemi senza soluzione). Uno spazio infinito e sempre aperto a nuove proposte

Centro ideale del labirinto di Cacciari è l’essente, mentre il problema è rappresentato dalle sue relazioni con il mondo. Esso è per il filosofo fonte di meraviglia (condizione essenziale per l’esistenza della filosofia) e non mero dato scientifico: le leggi della scienza infatti non possono ridurre a statistica ogni singolo comportamento dell’essente; la libertà esula dalla scienza e deve essere  oggetto di studio della filosofia. Evidente in questo passaggio la critica alla dottrina hegeliana della filosofia come puro sapere.

Ed è sempre la scienza, secondo il filosofo veneziano, a dover rimanere aperta verso l’impossibile ed il caso, ovvero alle porte del rivoluzionario: non per nulla la scienza è solita progredire attraverso delle rivoluzioni.

L’ultima parte dell’incontro si è invece focalizzata sulla relazione tra libertà e politica, intesa come insieme di regole, relazioni sociali e decisioni. La libertà qui viene definita come “discussione delle leggi”, ossia come causa scatenante di un conflitto, visto non come negatività, bensì come qualcosa di produttivo, in grado di farci trascendere nelle nostre stesse menti, senza dover per forza ricercare il divino al di fuori di noi. Conflitto che ritroviamo come base della grandezza della civiltà europea.

Non poteva mancare certamente una riflessione sul futuro dell’Europa, alla luce dei fatti di questi ultimi giorni: per Cacciari il problema è una sbagliata concezione della politica europea, che negli ultimi decenni ha puntato troppo alla ricerca della stabilità senza puntare allauctoritas, cioè ad una crescita non solo economica, ma anche culturale, filosofica e di rafforzamento del proprio status di forza geopolitica. Un progressivo indebolimento che deve essere arginato al più presto, oppure l’uscita della Gran Bretagna rischierà di generare un pericoloso effetto domino.

 

Photo by: Micromega

 

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