Friuli terra di confine, Friuli, terra dove la parola popolo ha un valore unico. Abbiamo nel cuore una cultura che non dimentichiamo, ma allo stesso tempo la nostra storia è un mosaico di tante altre tradizioni. Nel nostro sangue c’è l’Antica Roma, quella di Giulio Cesare, ma ci sono anche gli Unni, c’è la splendida Bisanzio, ci sono i Longobardi, i Franchi; da Cesare a Napoleone, e poi ancora Venezia e l’Austria.

Gli edifici sono testimoni e narratori di questo viavai.

Uno su tutti: “Villa Manin”, a Passariano di Codroipo.

Oggi è teatro di concerti rock e splendida cornice per esibizioni sofisticate, ospita artisti italiani e stranieri; qualche secolo fa apparteneva al doge Ludovico Manin, e ha visto passare al suo interno uomini politici, diplomatici e statisti.

Descritta come «troppo grande e ricca, perfino per un doge», da Napoleone Bonaparte, che vi risiedette per qualche tempo, è stata la dimora estiva del doge Manin, dal quale prende il nome. L’edificio risale al Cinquecento, ed era la casa padronale dei Della Torre, ricchi mercanti dell’epoca. I Manin, i quali una volta entrati in possesso la modificarono sensibilmente, erano una casata di spicco fiorentina, trasferitisi in Veneto e con interessi in Friuli. Nel 1362 furono insigniti del titolo nobiliare dal Re d’Inghilterra, e due secoli dopo ottennero, con Ludovico I, il patriziato veneto. Questi iniziò dunque lo sfarzoso progetto della villa, portato a termine dal figlio nel Settecento.

Importanti architetti, quali Longhena, il Massari, e Domenico Rossi, misero mano al progetto. Se avete notato una certa somiglianza tra le barchesse e il colonnato del Bernini a San Pietro, non temete, avete ragione; il Rossi infatti si era ispirato proprio a quest’ultimo.

Diciannove ettari che ricordano sia nell’impianto murario, sia negli sfarzosi giardini, la più famosa tradizione francese settecentesca. I giochi d’acqua, le voliere, le siepi, i fiori e le statue, volevano forse imitare la celebre Versailles, mentre la struttura architettonica è quella propria delle Ville Venete e del Palladio.

Ma perché tutto questo?

Per ostentare qualcosa che non c’era. La tenuta infatti era utilizzata dalle personalità della Repubblica di Venezia per dissimulare la crisi nella quale la Serenissima era piombata.

A pochi chilometri da qui molti di voi sapranno che si trova la trattoria “Al Trattato”; il trattato è quello di Campoformio. Questo importantissimo documento doveva essere sottoscritto alle 17.00 proprio a Campoformido, situato quasi a metà strada tra villa Manin, dove Bonaparte risiedeva dalla fine di agosto, e Udine, sede del comando austriaco. Napoleone tuttavia chiese ancora tempo, e gli austriaci, temendo un suo ripensamento, si precipitarono a Villa Manin per siglare definitivamente il patto. Tra le sfarzose mura, all’interno delle quali tuttavia gli affreschi (su tutti ricordiamo “Il Trionfo della Primavera” e le allegorie dell’Amore, della Gloria, della Ricchezza e dell’Abbondanza, tutte opere di Ludovico Dorigny) ben poco possono fare per contrastare l’atmosfera fredda e disadorna, venne firmato il Trattato che sanciva la débâcle della Prima coalizione antifrancese e il trionfo di Bonaparte nella sua prima campagna d’Italia. Si conservano ancora oggi il letto dove dormì il Bonaparte e il tavolino dove venne sottoscritto il documento.

Nel 1962 la villa, ormai in rovina, venne espropriata ai Manin e affidata all’Ente Ville Venete, poi alla Regione Friuli.

Oggi al suo interno potete trovare curiose mostre ed eventi culturali in genere: una cornice stupenda per iniziative altrettanto interessanti.

All’interno del sito ufficiale potete trovare una descrizione dettagliata della storia della villa, la sua descrizione, e gli eventi e le mostre in programma.

Per un’accurata descrizione cliccate qui.

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