Può capitare, vagando per le montagne del Friuli, di imbattersi in posti affascinanti, caratterizzati non dalla grandezza ma dal dominio dei particolari allettanti, poco conosciuti perchè nascosti dal mondo, meritevoli anch’essi di attenzione. Uno di questi si trova ad Aviano, anzi in una sua frazione, Marsure.
Marsure, dicono scherzando, ha più chiese che abitanti; in realtà le chiese sono solo quattro, che comunque, considerato che si tratta di una frazione di appena 1360 abitanti, è comunque un numero abbondante. La storia di questo borgo comincia nel 1169, anno in cui il vescovo di Concordia Conone cedette i suoi possedeimenti in “villa Marsuriis” ai signori di Polcenigo, suoi vassalli. Nei secoli successivi, il paesello seguì sostanzialmente le vicende di Aviano, passando sotto il governo della Serenissima repubblica di Venezia nel 1420, e poi sotto il dominio di Napoelone prima e degli austriaci poi nel diciannovesimo secolo, periodo nel quale Marsure venne definitivamente legata ad Aviano.
La parrocchia di Marsure fu eretta una prima volta nel 1449, ma a seguito dell’invasione Turca del 1499 il paese fù praticamente raso al suolo, come molti altri, e la parrocchia fu declassata fino al 16 febbraio 1770, quando venne nuovamente eretta a parrocchia da un decreto del Senato Veneto, decisione poi confermata da un decreto arcivescovile del 16 Febraio 1771.
Come già detto, le chiese di Marsure sono quattro: le più note sono quelle della Madonna del Monte, e quella di San Lorenzo Martire, che da il nome alla parrocchia. La più antica, invece, è quella di Santa Caterina d’Alessandria, consacrata contemporaneamente all’erezione della parrocchia, e quindi più antica di quasi cinquant’anni rispetto a quella di San Lorenzo, consacrata nel 1494. Dal punto di vista artistico, questa è considerata la più bella e suggestiva. Essa è infatti copiosamente affrescata al suo interno, con dipinti che ricordano la leggenda di Santa Caterina d’Alessandria, martire del IV secolo D.C., a cui è dedicata anche la via dove si trova il minuscolo santuario. Questi affreschi, situati sia sulle pareti interne che su quelle esterne, e dai colori molto vivaci, con prevalenza del rosso scuro e del color oro, sono stati realizzati dall’artista purliliese Gian Girolamo Stefanelli, già noto per aver aver affrescato la pieve di Santa Maria maggiore nella vicina Giais. In passato erano stati attribuiti a Pomponio Amalteo, poi a Giovanni Calderari e ad altri artisti di alto calibro della zona. All’interno, oltre agli affreschi si nota un pregiata acquasantiera del 1600.
Negli ultimi decenni, la chiesetta ha subito danni dovuti alla guerra, al terremoto del ’76, e anche a un po’ di trascuratezza. Molti degli affreschi hanno subito danni, alcuni anche irreparabili, e solo negli ulimi anni si è provveduto ad avviare una seria opera di restauro.
Mi chiamo Giulio Pellis, nato a Pordenone il 3 giugno 1994, mi sono diplomato al liceo classico e oggi studio economia all’ università di Udine. Sono attivo nell‘ambito dell‘attivismo politico a livello regionale, mi piacerebbe molto diventare giornalista e con la scusa del lavoro girare il mondo in lungo e in largo.