Era il 900: riunita una dieta di vescovi e principi a Pavia, Ludovico di Provenza si fece eleggere re d’Italia. Poteva contare su di una formidabile rete di alleanze, che gravitava attorno alle trame di Berta, moglie del marchese di Toscana Adalberto II. Berta era nipote dell’imperatore Lotario I. Chi era costui? Se non lo ricordate e volete ripassare gli intrighi e le vicende anteriori al 900, rileggete la parte I. Mentre Berta garantiva discendenza imperiale, il marito Adalberto II vantava una marca che comprendeva gran parte dell’odierna Toscana, la Corsica e parte della Sardegna. Insieme erano una coppia formidabile, capace di influenzare la politica nello scacchiere del Mediterraneo. Lo dimostrano i rapporti diplomatici avviati proprio da Berta con il califfo di Baghdad al-Muktafi. Forte anche dell’appoggio del papa, che nel 901 lo incoronò imperatore, Ludovico sembrava l’astro nascente della politica europea: controllava la Provenza e l’Italia settentrionale, vantava il favore della cristianità e del più ricco marchese dell’epoca. Ma ancora una volta Berengario del Friuli era pronto a calcare la scena.
Nel frattempo gli Ungari, dopo aver sconfitto Berengario sul Brenta, erano dilagati nel Nord Italia, saccheggiando e devastando città e villaggi. Fu forse questo il motivo per cui molti nobili e signorotti locali decisero di voltare le spalle a Ludovico, dopo solo un anno dalla sua elezione. Era il 902: di fronte alle mura di Pavia comparve l’esercito di Berengario, rafforzato da un contingente di mercenari magiari. Ludovico non potè fare altro che dichiarare la resa e fuggire in Provenza. Ma non si diede per vinto: forte della sua rete di alleanze, sposò la figlia dell’imperatore di Costantinopoli Leone VI e riorganizzò le proprie forze, in attesa dell’occasione propizia. Nel 905 alcuni feudatari lo implorarono di intervenire in Italia: Berengario cercò di barricarsi a Verona, ma il vescovo cattolico, fedele a Ludovico, aprì le porte della città. Vista l’ostilità del clero, il marchese del Friuli decise di abbandonare momentaneamente la partita e si rifugiò in Baviera. Ludovico credette di aver finalmente sconfitto il suo storico rivale e questa presunzione gli costò caro: Berengario lo sorprese proprio a Verona, lo catturò e lo fece accecare. Il marchese del Friuli divenne re d’Italia.
Veniva ora il difficile: unificare il Regno sotto le proprie insegne. Di fatto Berengario controllava soltanto il Nord Est d’Italia. Si assicurò la fedeltà del potente marchese di Ivrea concedendogli in sposa la figlia Gisla. Ma ancora il marchese di Toscana Adalberto II gli si opponeva. Una particolare congiunzione storica venne a crearsi nel 915, favorendo le mire di Berengario. La morte di Adalberto lasciò il marchesato di Toscana nell’incertezza: veniva meno l’ultimo potente in grado di ostacolare l’ascesa del re. Nello stesso anno Papa Giovanni X chiese l’aiuto di Berengario: una comunità di Saraceni si era stabilita lungo le rive del Garigliano e minacciava i possedimenti di Roma. Alla testa dei feudatari dell’Italia settentrionale, il re sconfisse i Saraceni e ottenne l’omaggio feudale dei marchesi del Centro Italia. Divenuto paladino della cristianità, venne incoronato imperatore dal Papa. Dopo quasi una decade, il seggio imperiale smise di essere vacante: Berengario aveva raggiunto la carica più alta.
Dopo nove anni di regno incontrastato, ormai provato dagli anni, venne sconfitto dall’ennesimo pretendente al trono, Rodolfo di Borgogna. Era il 924. La straordinaria storia di colui il quale aveva monopolizzato la politica italiana ed europea per quasi mezzo secolo si concluse male: nel disperato tentativo di riconquistare Verona, vi scatenò contro un’orda di 5 mila Ungari, che la incendiarono e saccheggiarono. La popolazione, ritenendolo colpevole, lo assassinò mentre pregava. Morì così il primo imperatore friulano.
Nato a Chioggia il 23 dicembre 1996. Veneto di nascita, con radici istriane, udinese d’adozione. Studia Storia presso la Scuola Superiore dell’Università degli Studi di Udine. Acerrimo nemico dell’indifferenza e terribilmente curioso, assetato di conoscenza, inguaribile ottimista. Alla continua ricerca di qualcosa di cui meravigliarsi. Ama i dipinti di Monet e le poesie di Mario Luzi. Scrive per esplorare, perché non sa farne a meno.