È tutto ciò che voi fate per la letteratura che mi riporta qui. Sempre.
– Daniel Pennac su Pordenonelegge
Ieri sera la cerimonia inaugurale di questa sedicesima edizione di Pordenonelegge ha visto l’intervento di moltissime autorità: al saluto iniziale degli organizzatori Pavan, Garlini e Villalta, si sono susseguiti sul palco i saluti dei promotori di questo festival della letteratura conosciuto in tutta Italia, persone di rilevanza nella realtà della città e della regione.
Fin dall’inizio è stato sottolineato come Pordenonelegge sia importantissimo per promuovere la cultura sul territorio, incentivare l’economia e portare ricchezza alla regione. «La comunità di Pordenone», ha sottolineato la presidentessa della Regione Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani, «sa ritrovarsi nei momenti più difficili e dimostra la capacità di questo territorio di essere grande.»
Dopo queste riflessioni ed elogi, che hanno acceso i cuori di tutta la sala in trepida attesa, finalmente è arrivato il gran momento: l’entrata in scena del grande scrittore Daniel Pennac, preceduto dal giornalista Fabio Gambaro.
Introdotti da Gian Mario Villalta, questi due celebri personaggi – ricordiamo che Fabio Gambaro ha collaborato anche con Tahar Ben Jelloun – sono stati accolti da un grande applauso e molti sorrisi.
Da quel momento in poi, il pubblico è rimasto totalmente incollato alla sedia, in un susseguirsi di battute, rivelazioni e riflessioni nel dialogo in perfetta sintonia tra questi due colleghi e amici. Gambaro e Pennac escono infatti da un lavoro a quattro mani: «L’amico scrittore», un romanzo sulla scrittura, sulla letteratura e, in fondo, sulla lettura stessa. «Due anni fa eravamo qui a parlare dei “dieci diritti del lettore”; oggi, vogliamo parlare dei “dieci diritti dello scrittore”. È da questa riflessione che è nato il nostro libro», ha spiegato Gambaro.
Pennac, con la sua affabile personalità e carattere deciso, chiedendo scusa al pubblico per non saper parlare italiano, ha da subito iniziato a confrontarsi con esso, esprimendo la sua opinione in ambito di interviste e letteratura. «Come ti spieghi il fatto che, durante un’intervista, a un romanziere non vengano mai poste domande di letteratura ma si finisca sempre a parlare di universo, geopolitica, filosofia? Spiegamelo.» ha chiesto divertito a Gambaro. «Io non intervisto mai uno scrittore senza parlare dei suoi libri» ha risposto «ma è anche vero che tu sei uno scrittore che si confronta con il mondo.»
Ed è proprio questo che è Pennac.
Lui stesso, nella complessa analisi che tenta di fare di se stesso e della sua scrittura, ha dichiarato: «la scrittura è una strana pulsione che ci prende e ci isola. La scrittura, come la lettura, è un’attività solitaria. Uno scrittore è colui che racconta senza un obiettivo il suo passaggio nel mondo attraverso metafore.»
Tuttavia, Pennac non ama teorizzare e ha ribadito che la letteratura è a volte davvero un mistero perché, da dove venga questa pulsione di scrivere la propria testimonianza, è anche a lui sconosciuto.
Un dialogo irriverente in cui intervistatore e intervistato si alternavano i ruoli creando un’atmosfera divertente che ipnotizzava piacevolmente il teatro Verdi.
Ripercorrendo dagli inizi la carriera dello scrittore francese particolarmente legato al nostro territorio, si sono susseguiti temi di grande rilevanza: il rapporto tra lettore e scrittore, la letteratura, cosa sia la scrittura per uno scrittore e la lettura per un lettore, fino ad arrivare ai grandi temi dell’integrazione e dell’immigrazione, con l’invito dello scrittore a creare una coscienza europea che non guardi solamente ai patti economici, ma a un insieme culturale.
Verso la fine della presentazione, ci si è soffermati a riflettere sul grande amore che caratterizza la festa del libro con gli autori e che ci accomuna: quello per la letteratura. «I libri ci cambiano, hanno un’eco dentro di noi. Leggendo ho guadagnato qualcosa, un valore inestimabile sia a livello individuale che collettivo.»
Un libro consigliato dal grande scrittore Daniel Pennac? Il «Libro dell’inquietudine» di Fernando Pessoa.
Cette salle est vivante et ça fait contraste avec la solitude de l’écriture, activité très solitaire. J’ai beaucoup de difficulté à me fréquenter moi-même.
– Daniel Pennac(Questa sala è viva e ciò crea un contrasto con la solitudine della scrittura, attività estremamente solitaria. Ho molta difficoltà a frequentare persino me stesso.)
Sono nata a San Daniele nel 1992 e la passione per le lingue mi ha portato a laurearmi alla SSLMIT di Trieste. Prima di trasferirmi a Bruxelles dove attualmente vivo e lavoro, ho ottenuto un doppio Master in affari europei presso le università di Udine e Strasburgo. Sebbene le mie radici siano ben piantate nel cuore del Friuli, sento un forte slancio che mi porta alla ricerca di nuovi mondi, cosa che posso raggiungere anche attraverso la scrittura. Per questo ho scelto di scrivere per L’oppure, perché è fondamentale ricordare e valorizzare casa propria, facendola conoscere a chi ama scoprire, sognare, ricordare.