Immigrato: una parola “paurosa”, che oggi purtroppo richiama troppo spesso le immagini dei barconi e la parola “clandestino”. Ma occorre non dimenticare che l’immigrazione è prima di tutto “migrazione”, ovvero spostamento di persone, senza le connotazioni negative che vengono attribuite a questa parola. E l’immigrato è una persona come noi, un cittadino che nel suo Paese ha una casa, una famiglia, un lavoro, esattamente come noi. O meglio, aveva, perché nel momento in cui ha deciso (più o meno forzatamente) di emigrare, si è lasciato alle spalle quella che era la vita lì.

Per poter comprendere fino in fondo la situazione di queste persone, il regista italiano Andrea Segre ha voluto intraprendere un viaggio lungo le strade degli emigranti in Europa, visitando i Paesi ed i luoghi di partenza e le destinazioni dei flussi migratori. All’interno del ciclo di appuntamenti “Esercizi di resistenza civile”, Cinemazero ha voluto dedicare la serata di mercoledì 6 maggio alla proiezione di alcuni di questi resoconti di viaggio (raccolti in documentari), incontro arricchito dalla presenza dell’autore in sala. Segre ha presentato il proprio lavoro ed è rimasto sul palco, per leggere al pubblico vari brani tratti da “FuoriRotta”, il libro da lui realizzato a proposito dell’esperienza compiuta. “FuoriRotta” è anche il titolo del progetto che l’impegnato regista sta portando avanti dall’inverno 2014, che comprende un viaggio in Medio Oriente svoltosi tra ottobre e novembre, ed un concorso in scadenza nei prossimi giorni, con la consegna di redigere un’idea di “viaggio non convenzionale”.

Ha avuto spazio anche il dibattito con il regista, la cui posizione è chiara ed informata: “E’ il momento di leggere l’attualità attraverso un percorso storico, così da poter dare le responsabilità giuste ai vari nomi che hanno operato determinate scelte”. Scelte più o meno valide, come sottolinea lui stesso, poiché “le misure di detenzione che siamo costretti ad attuare, bloccano la risoluzione del fenomeno”. Cosa possiamo quindi fare noi cittadini? La risposta è parlare, diffondere le informazioni ed istigare il dibattito, ma non solo: Segre sostiene pienamente i contributi concreti. Insomma, se la sensibilizzazione passa per il dibattito, il cambiamento comincia da noi e deve attuarsi nel mettersi in gioco.

Per concludere, il viaggio: “E’ bello viaggiare, ma bisogna anche tornare a casa: chi non torna a casa è come se non sapesse cosa sta cercando. Per me scrivere questo libro è stato come tornare a casa.”. Svuotiamo quindi lo zaino, e raccogliamo le idee in attesa della prossima avventura.

Lascia un commento