Nel paese delle creature selvagge ci catapulta nel mondo delle emozioni incontrollate di un bambino creativo, Max, che affronta un momento di forte destabilizzazione a causa della separazione dei suoi genitori e della solitudine, in cui si ritrova; non è ascoltato come vorrebbe dalla madre, una donna in carriera, e neppure considerato, anche solo per un attimo, dalla sorella.
Dopo un litigio con la madre scappa di casa, solcando il mare con una barca a vela, e approda in un mondo bizzarro, popolato da strane creature in quel momento in confusione come lo stesso Max. Carol primeggia tra le altre distruggendo le case dei suoi compagni, frustrato e arrabbiato, perché KW dà attenzione a due gufi, Bob e Terry, con cui non riesce a comunicare alla stessa stregua di Max con i suoi famigliari. Quest’ultimo si fa eleggere re, lasciando libero sfogo alla libertà creatrice, che è insita in ognuno di noi.
-Creatura: Ora tu sei il re e sarai un grande re.
-Popolo: Ehi! Re, qual è il tuo primo atto di governo?
-Max: Faremo un putiferio!
Dopo aver giocato fino all’imbrunire, si addormentano tutti assieme avvinghiati l’un l’altro con un calore fraterno, quel tanto che basta a Max per non pensare a quello che chiedeva, in modo egoista, e non riceveva dalla madre.
In questo clima si intrecciano relazioni amicali, che portano il piccolo Max alla momentanea armonia. L’arrivo messianico del re ha davvero portato serenità tra le creature di quel mondo.
-Max: Ho uno scudo che tiene lontana la tristezza e potrà difendere tutti noi.
Un suo stesso progetto, l’edificazione di una fortezza, lo porta in contrasto Carol, il suo alter ego, nonché il suo migliore amico. Quel bisogno di protezione, anelato da tutti, era malriposto nel luogo insolito della fortezza. Il clima generale si inasprisce a seguito dell’ultimo gioco, “la guerra delle zolle”, dove in molti rimangono feriti e delusi dagli “atti di governo” scelti dal re, oramai non accettato più da nessuno.
Carol, furibondo, si scaglia all’inseguimento di Max, difeso da KW che lo mangia. In precedenza la stessa KW gli aveva detto «ti mangerei da quanto ti amo», e, per questo, prende le sue difese e lo inghiotte, dandogli protezione nel suo ventre. KW rappresenta simbolicamente l’affetto della madre, che offre un luogo sicuro al suo bambino.
Accecato dalla rabbia, Carol si nasconde in un anfratto roccioso, distruggendo un villaggio in miniatura da lui stesso creato, e dove tutti sarebbero andati l’accordo. Una volta fermatosi si accorge che Max gli ha lasciato sulla sabbia un disegno, un cuore con all’interno la sua iniziale. Avendo capito di essere amato da Max, lo perdona, dirigendosi verso la costa. Lì ritrova tutti gli amici e lo stesso Max pronto a ritornare a casa dopo questo lungo viaggio.
Max riparte con la consapevolezza di essere accettato e amato, senza avere più bisogno di sfuggire dalle paure e dai problemi, ma sapendo di doverli affrontare avendo fiducia in sé.
Il ritorno a casa di Max è una prova d’amore che il piccolo avventuriero dà a sé stesso. Come Carol, alla fine capisce che ha una famiglia, che lo accetta per come è, nonostante a volte si comporti male e non riesca a gestire le sue emozioni. Queste ultime hanno la forza di distruggere ogni cosa, ma anche la potenza di esprimere la propria forza.
Sono quelle stesse emozioni che Max prova quando torna a casa e viene accudito dalla madre che non lo giudica, ma capisce che ha solo bisogno di essere coccolato dal suo affetto.
Note cinematografiche:
Il film è uscito nelle sale nel 2009. Il regista Spike Jonze si è ispirato al libro Nel paese dei mostri selvaggi scritto da Dave Eggers e illustrato da Maurice Sendak.
A volte sono uno studente di Storia. Nel resto del tempo un viandante atipico, come Astolfo in sella al suo Ippogrifo, alla ricerca involontaria dei più svariati imprevisti. L’amore verso l’avventura salgariana è commisurato a quello verso la storia, velata come l’autunno di un ricordo passato da far riemergere e rivivere dal fondo di un archivio così come dall’oblio di una memoria recisa dalla sua radice