Anche quest’anno l’International Short Film Festival di Pordenone si conclude lasciando nell’aria una brezza di cultura, cinema, internazionalità e vivace immaginazione.
FMK non ha mai mancato coi suoi numerosi appuntamenti di mostrarci una panoramica completa del mondo dei cortometraggi, disvelando tutta l’eterogeneità che lo caratterizza: nel corso delle serate l’animazione ha ceduto il passo all’horror, che a sua volta ha dato seguito ai formidabili corti d’inchiesta.
In particolare dobbiamo al festival, grazie alla preziosa collaborazione di laREA Arpa FVG e la Mediateca di Cinemazero, la grande attenzione riposta sull’ambiente e soprattutto sul ruolo che può ricoprire il cinema nel tutelarlo.
Anche in questa XIV edizione è stato infatti lanciato il workshop AmbienteCinema, a cura del regista triestino Diego Cenetiempo ( Pilgrim Film, Centro Ricerche e sperimentazioni Cinematografiche e Audiovisive La Cappella Underground) e il comunicatore ambientale Paolo Fedrigo (LaRea).
Il corso di regia , della durata complessiva di nove ore, ha visto la partecipazione di otto ragazzi, che con l’aiuto di Diego e Paolo hanno ideato e girato uno spot di promozione ambientale incentrato sui micro rifiuti.
Quei rifiuti, quali le fibre sintetiche, le cartine, i mozziconi di sigaretta, di cui non ci accorgiamo, ma che ci circondano e si accumulano, costituendo un serissimo rischio per l’ambiente.
(Non perdetevi lo spot realizzato quest’anno, visitate il sito Mediatecambiente.it !)
Inoltre il workshop, per la sua alternanza di pratica e teoria, ha offerto ai partecipanti numerosi spunti di riflessione sul linguaggio cinematografico correlato alle campagne di sensibilizzazione, di cui vorrei esprimere alcune considerazioni personali.
I segreti della pubblicità e la divulgazione creativa
Ovunque ci muoviamo veniamo costantemente bombardati da imput pubblicitari di ogni natura, che ci invitano a acquistare articoli di ogni sorta, a visitare ipotetici luoghi, a usare determinati rimedi per ogni inconveniente.
In questa folta foresta popolata di immagini e parole, imparare a interpretarne le regole risulta essere il miglior machete per aprirsi un un varco e, anzi, sfruttarne la grandissime potenzialità, per favorire ogni forma di comunicazione.
Quali sono gli elementi in comune che caratterizzano le pubblicità?
Uno spot pubblicitario difficilmente ci apparirà come mera vetrina del prodotto a cui cui vuole indirizzare il consumatore, apparirà bensì come la rappresentazione dell’emozione che suscita l’utilizzo o la circostanza in cui il prodotto è usato.
E per regalare allo spettatore quel preciso sentimento, si avvale dei linguaggi più disparati, da quello didascalico, a quello poetico.
A una più attenta analisi infatti anche il più comune degli spot pubblicitari racchiude similitudini, metafore e tantissime figure retoriche
Pensiamo ad esempio alla celebre espressione “stappa la felicità”: essa non rappresenta altro che una combinazioni di figure che si riferiscono a un prodotto che non viene nemmeno nominato.
Quest’esortazione priva di un senso letterale, unita all’immagine che tutti conosciamo, ha il potere di suscitare il desiderio di bere un liquido contento in un’iconica bottiglia di vetro, con l’illusione che il suo consumo renda felici e che, anzi, sia la fonte stessa della felicità.
E’ il tappo della bottiglia a indicare il contenuto, di cui scompare sia il nome che la sostanza: proprio così, si tratta di una metonimia.
E’ la felicità ad astrarre un oggetto molto concreto, che si trova in ogni supermercato: siamo di fronte a una..metafora.
Dunque esibire un prodotto, esaminarlo, privarlo della sua materialità e rimpiazzarlo con un’emozione, in forma di immagini e brevi frasi, è tutt’altro che un’operazione facile o di scarso valore artistico.
Arriviamo al sodo?!
Ciò che questo breve ma intensivo laboratorio di cinema e ambiente ci ha insegnato, è che il medesimo processo creativo può essere applicato in un altro ambito oltre a quello commerciale, ossia quello della promozione e della sensibilizzazione a problematiche attuali.
E ciò che dobbiamo tenere sempre e a mente è che il mezzo comunicativo risulta estremamente complesso e soprattutto una tappa obbligata nel processo di trasmissione di qualunque contenuto a un ipotetico pubblico.
La pubblicità progresso si distingue da quella commerciale non per gli strumenti, che infatti sono del tutto analoghi, ma unicamente per le corde che si prefiggono di toccare, corde che legano strettamente un nostro comportamento in rapporto a ciò che ci circonda, ovvero l’ambiente e gli altri.
Questioni ambientali, come lo è quella dello smaltimento e la produzione dei micro rifiuti, questioni di ordine medico-scientifico, come la dilagante diffusione di teorie pseudoscientifiche che compromettono fortemente la tutela della salute, trovano la loro risoluzione parziale o totale nel cambio di rotta generale di comportamenti, convinzioni o abitudini che caratterizzano il nostro stile di vita.
Lo scopo della pubblicità progresso dunque è proprio quello di promuovere il cambiamento relativo ad azioni di cui siamo responsabili, cercando di raggiungere il pubblico più vasto possibile, e allo stesso tempo di promuovere una corretta informazione, fondante su basi comprovate.
E’ possibile assolvere a questo compito servendosi di quello stesso modello che risulta essere così tanto efficace e influente in ogni nostra scelta in veste di consumatori?
Forse riconoscere il valore del linguaggio pubblicitario e impiegarlo al fine di sensibilizzare e divulgare circa tematiche critiche, la cui importanza in molti casi stenta a non vacillare pericolosamente nelle coscienze, segnifica comprendere che si può essere depositari di un messaggio, di una nozione e di un’informazione non solo possedendola, ma facendo propri tutti i mezzi per trasmetterla nel modo più accessibile ed esaustivo.
Nella divulgazione scientifica ad esempio troppo spesso si assiste ad autoreferenzialità, a sottile arroganza, a mancanza di ricerca di un reale canale di comunicazione non selettivo, universale.
Se dunque ci assumiamo la prerogativa di promuovere ed esortare ad alcuni comportamenti, come in questo caso la riduzione della diffusione di micro rifiuti mediante semplici atti (l’uso del portacenere), occorre scegliere di non scendere a compromessi con i contenuti e scegliere di diventare buoni comunicatori, dando accesso alla creatività, oltre che alla precisione delle informazioni e alla perentorietà dio ciò che si sta affermando.