Il Festival del Cinema Muto è la prima manifestazione Internazionale a essere entrata nella nostra città, costruendo un ponte di storia, musica e immagini tra passato e presente, tra territorio locale e altri paesi. Il passaggio che gli spettatori sono stati chiamati a compiere ieri sera ha coinvolto la storia del cinema e la storia di chi l’ha custodito e raccontato.

Si sono infatti celebrati i cinquant’anni che dell’ Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema, che concorse nel 1982 alla fondazione delle stesse Giornate, rievocando la vasta produzione che questo laboratorio culturale può vantare, tra cui il semestrale Immagine: Note di storia del cinema. Inoltre l’attuale direttore Carlo Montanaro non ha trascurato di rendere merito alle maggiori personalità protagoniste di questo lungo percorso, in particolare Davide Turconi, uno dei padri della storiografia cinematografica, responsabile del recupero e restauro della prestigiosa collezione Joye, e il fondatore storico dell’Associazione, Luigi Chiarini, che l’8 settembre del 1964 calò il progetto dedicato al “cinema delle origini” nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

In occasione del suo cinquantesimo, AIRSC, in collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma, ha condiviso con noi l’inestimabile patrimonio della collezione Josef Joye, offrendoci un posto in prima fila al grande spettacolo dell’Early Cinema.
La proiezione di dieci cortometraggi e due lungometraggi, che toccavano diverse nazionalità, tra cui Gran Bretagna, Francia, Italia, Danimarca e Germania, realizzati nel periodo compreso tra il 1905 e il 1915, ha mantenuto alta l’attenzione per più di due ore.

Il vasto materiale visivo, restaurato magistralmente, abbracciava i temi più disparati: dalla fabbricazione di un’aspirapolvere strepitoso, in grado di risucchiare oggetti e persone e ripulirli da cima a fondo (“THE VACUUM CLEANER NIGHTMARE”, GB1906), alla vicenda di un piumino magico e una pigra casalinga (“LE TALISMAN DE LA CONCIERGE“, FR 1908); da una trasposizione storica di ambientazione medievale (“NAPO TORRIANO” , IT 1910), alla storia d’amore di due giovani impiegati, al cui primo appuntamento compaiono alcuni fotogrammi parzialmente a colori (“LA FORZA DELL’AMORE” DK, 1911).

Il ritmo veloce di queste brevi sequenze era dettato dai tasti del piano di Philip C. Carli e Stephen Horne; le loro note hanno continuato a echeggiare per tutta la sala anche al termine dell’evento, facendo sì che quelle immagini rimanessero impresse non solo nella Storia, ma anche nella nostra memoria.

Lascia un commento