Cantautore dallo stile immediatamente riconoscibile e leader dei The Bad Seeds (oltre che scrittore e sceneggiatore), l’australiano Nick Cave si impone sulla scena musicale mondiale con un mix eclettico di stili, impossibile da inscatolare in una definizione univoca, che fa di lui un’icona. Nel 2012, arrivato al 55esimo compleanno, realizza di aver trascorso esattamente 20.000 giorni sulla Terra: con un esperimento in bilico tra autocelebrazione e allucinato viaggio interiore (che costituisce, a suo modo, una vera e propria dichiarazione di poetica), decide di interpretare se stesso in un film, 20.000 Days on Earth, che si propone di oltrepassare i canoni del documentario classico e lo sfida a rappresentarsi.

 

Raccontando una sua ipotetica giornata tipo, Cave ci offre uno spaccato di vita d’artista e mette a nudo vicende personali e biografiche: dalle prove in studio agli incontri con lo psichiatra, dagli eccessi della gioventù alle collaborazioni più importanti della carriera, passando per momenti di quotidianità condivisi con gli amici e occasionali ispirazioni. Sulle note dei brani di Push The Sky Away (2013), quindicesimo album in studio dei The Bad Seeds, Cave realizza un documento personale, la storia personale e musicale di una vita.

 

Realizzato con la collaborazione di due visual artists britannici emergenti, Iain Forsyth e Jane Pollard, e presentato lo scorso anno al Sundance Film Festival (che l’ha premiato per miglior regia e miglior editing in un documentario), verrà proiettato il 5 marzo alle 21.15 al Cinemazero: un’occasione da non perdere.

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