Autrice del libro Il potere sovversivo della carta (dodici interviste dalla scena italiana del fumetto indipendente e autoprodotto), curatrice dello spazio INKitchen dedicato al fumetto indipendente e autoprodotto all’interno del Treviso Comic Book Festival, curatrice della sezione Animazione di FMK Festival di Cinemazero, fondatrice del collettivo artistico Ernestvirgola, illustratrice, fumettista, nonché studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Udine, l’eclettica Sara Pavan in questi anni ci ha sempre fatti partecipi di una visione anticonformista della dimensione fumettistica, restituendole il titolo di potentissimo mezzo espressivo all’interno della società.

In questa breve intervista emerge la piena consapevolezza della giovane autrice di cosa implichi essere fumettisti oggi e di come la forma dell’autoproduzione abbia? sancito un’evoluzione nel corso del tempo sia sul piano contenutistico che estetico a livello nazionale.

Sara, credi che il fumetto oggi preservi il suo potere sovversivo?

“Assolutamente sì. Il fumetto non si priva di tale potere, neanche fuori dal contesto diell’autoproduzione. Certo, dipende da chi lo fa. Zerocalcare, grazie al successo di pubblico dei suoi libri precedenti, è riuscito a portare nelle case delle persone un argomento, come l’assedio della città di Kobane, che la gente tende a snobbare. Infatti, la sua opera più recente, Kobane Calling, è un reportage del viaggio che lo ha portato al confine tra la Turchia e la Siria, a stretto contatto con le miliziane e i miliziani curdi della Rojava, opposti alle forze del Stato Islamico.

Il fatto che Zerocalcare abbia sfruttato la sua visibilità per mettere sotto agli occhi di tutti questa spinosa situazione geopolitica è indicativo del suo impegno civile, non solo come individuo, ma come artista, e affrontare questo tema attraverso il fumetto, inoltre, lo rende più accessibile. Da questi elementi emerge chiaramente che il fumetto, finalmente, anche in Italia, non si limiti a essere intrattenimento, ma sia davvero uno strumento capace di risvegliare i lettori. Se non è un potere sovversivo questo, cosa lo è?!

Cosa significa autoproduzione e in che modo essa ha consentito la nascita di un panorama tanto variegato, anche a livello locale?

Chi si autoproduce è in buona sostanza editore di se stesso. Ma il punto non è questo, perché la vera natura dell’autoproduzione non sta nella sua definizione da vocabolario. La sua essenza è un’altra.

L’autoproduzione è un atto politico. Anche quando a farla è qualcuno che non è consapevole. Innanzitutto perché chi si prende la briga di realizzare il proprio fumetto in autoproduzione afferma il proprio diritto a esprimere un punto di vista, senza chiedere il permesso a nessuno; fosse anche solo per fare un albo autoprodotto in stile manga, di puro intrattenimento senza altre velleità. Inoltre, è un’azione guidata dall’interesse, non dal profitto. Se chi fa autoproduzione avesse come scopo il ritorno economico non si autoprodurrebbe affatto, il suo fine piuttosto è la condivisione di qualcosa di bello, come quando si è innamorati e lo si vorrebbe urlare al mondo, in questo senso ha l’interesse a diffondere il suo pensiero, non vuole vendere un prodotto. In quest’ottica, il fumetto autoprodotto si smarca dalle logiche di mercato, disinnesca l’antipatica rivalità tra artisti e mette in moto, piuttosto, un meccanismo di condivisione (dei contenuti culturali, e non solo) in una dimensione di confronto che facilita un avanzamento generale a livello tematico ed estetico. Il fumetto autoprodotto infatti, al giorno d’oggi, non ha nulla da invidiare al prodotto mainstream, men che meno a livello di tecniche di stampa.

Chi fa fumetti autoprodotti è coraggioso, si espone totalmente col suo lavoro; una nudità nella quale per il lettore è facile trovare i punti deboli dell’altro. Ma le imperfezioni sono nulla in confronto alla forza incarnata dal fare, perché l’unica cosa certa è che solo chi non fa nulla, non corre mai il rischio di sbagliare qualcosa. Mentre, come dice Davide Toffolo, l’autoproduzione di un fumetto è un’azione rivoltosa, la fanno donne e uomini con la passione per il cambiamento.

Pordenone ha conosciuto molti artisti che si sono avvalsi di questa forma di pubblicazione, alcuni limitatamente al nel periodo iniziale della loro carriera, altri che la portano avanti anche oggi. Tra i tanti non si possono non citare: Paolo Cossi, Gianluca Maconi, Marco Tonus, le ragazze di Blanca e il progetto editoriale, ora giunto al capolinea, denominato Canemarcio.”

Un’eredità che viene raccolta dal primo progetto totalmente autogestito da ragazzi delle scuole superiori a opera del collettivo studentesco Debout: un corso di cinque lezioni teoriche e pratiche, in cui il taglio didattico verrà posto al servizio non solo della creatività, ma anche della riflessione e della ricerca di nuove forme di critica attiva in relazione alle problematiche legate al mondo della scuola e dell’educazione. Cinque artisti locali coinvolti come docenti: Ugo Furlan, Paolo Cossi, Gianluca Maconi, Marco Tonus e Sara Pavan, la quale curerà in particolare la fase finale del percorso, sul come si passa dalle tavole al fumetto stampato. Questi esperti si dedicheranno gratuitamente all’iniziativa, con l’obiettivo di tracciare insieme ai partecipanti un percorso di parole e immagini che approderà alla creazione di una piccola e sovversiva fanzine.

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