Venti giorni fa eravamo a Udine al Festival Conoscenza in Festa, una bella occasione per conoscere diverse realtà e respirare un’aria di innovazione e creatività. Tra i tanti ospiti della manifestazione abbiamo conosciuto Luca Comello, fondatore di The WineFathers, una startup innovativa che ha riscoperto le piccole realtà vitivinicole proponendole alle persone in maniera del tutto nuova.

 

“Noi di The Winefathers ricerchiamo e proponiamo vignaioli artigianali italiani che facciano della passione per la qualità la loro unica filosofia, e crediamo che questo debba essere la norma, e non un lusso. Dare l’opportunità a chiunque lo voglia di diventare parente di un vignaiolo italiano: ecco in poche parole cos’è The Winefathers.”

 


 

Ciao Luca e grazie per averci concesso questa intervista, com’è nata l’idea di The Winefathers?

 “È nata un po’ per caso a dir la verità, in quanto nella mia vita ho sempre cercato di costruire qualcosa di mio e innovativo. Un giorno mi sono imbattuto in un sito internet americano, Etsy, che mette in comunicazione hobbisti di tutto il mondo con i vari appassionati, promettendo ai primi di poter vendere i propri prodotti e agli appassionati di riceverne di unici e nuovi.

Qui si è accesa la lampadina; perché non provarci con il vino? Il consumatore medio sta riscoprendo le piccole realtà e il trend sta andando sempre più verso prodotti unici e di assoluta qualità. Ho subito coinvolto un caro amico, diventato socio in quest’avventura e altre persone lungo il cammino, da qui abbiamo incominciato con The Winefathers.”

Molto interessante, ma c’è una cosa che ci chiedevamo in particolare; siete molto attivi sui social, specialmente su Twitter. Che importanza date a questi canali di comunicazione all’interno della vostra realtà?

Direi che sono quasi tutto, dico quasi per alcuni motivi, ad esempio il fatto che noi non veniamo dal mondo del vino, mentre il secondo è più legato a noi. La comunicazione sui social media è a costo zero o quasi ed essendo una startup, non abbiamo possibilità di investire in maniera pesante, di conseguenza rappresentano un ottimo canale di comunicazione a basso costo, sia in termini di denaro che di tempo. Mi spiego meglio, chiunque collabora a questa attività ha un lavoro principale e quindi diventa difficile trovare il tempo per promuovere The Winefathers; i social ci aiutano molto in questo.

Ci sono anche delle tematiche legate al progetto da prendere in considerazione, come il target principale. È composto per lo più da stranieri giovani e “smart”. Possiamo quindi definirci un progetto contemporaneo e i social sono parte integrante della contemporaneità. Quello che più usiamo è Twitter, sia perché ci da i risultati migliori, sia perché riusciamo a targetizzare meglio quelli che sono gli appassionati di vino in Italia e nel mondo. Da qui abbiamo scoperto che i più interessati a The Winefathers sono proprio gli italo-americani, che approfittano del progetto per riscoprire quelle che sono le loro terre d’origine, andando a trovare il vignaiolo e riscoprendo i luoghi della loro infanzia.”

In regione com’è stata accolta The Winefathers? Quali sono state le impressioni dei vignaioli?

 “Ti racconto un piccolo aneddoto. Appena nata l’idea siamo andati al Vinitaly per capire se poteva essere una cosa praticabile oppure no. Ci siamo recati allo stand del Friuli-Venezia Giulia e abbiamo spiegato la cosa ad un vignaiolo qualsiasi e il parare fu disastroso, ma li ci accorgemmo che dovevamo scegliere un determinato target. Dovevamo andare verso vignaioli giovani, dai 35 ai 45 anni, con voglia di comunicare attraverso i nuovi canali e sensibili verso questo tema, capaci di inviarci qualche testo carino in inglese e qualche foto ben scattata.

Tutto questo per dire che ci sono tanti giovani vignaioli, tra cui Marco Cecchini il primo ad aderire a questo progetto e che ci ha aiutato nelle prime fasi dell’attività, che sono pronti a cambiare il modo di pensare il vino, non solo concentrandosi sul prodotto che è comunque molto importante, ma anche e in maniera forte sulla sua comunicazione al pubblico, di come debba essere presente una storia, un territorio e una cultura.”

Siete una realtà davvero molto interessante, ma riuscite anche a ricavare un guadagno da questa attività?

 “Si certamente, i numeri sono ancora piccoli, dato che siamo partiti da poco, ma siamo in costante crescita. Di fatto noi tratteniamo una percentuale sui vari pacchetti che forniamo per diventare “parenti” del vignaiolo e da li abbiamo la fonte di guadagno. Il progetto piace molto e sta ottenendo parecchia visibilità soprattutto all’estero, sempre con un livello di interesse crescente e sempre con più parenti per i nostri vignaioli.”