Come i Bernoulli per la matematica, così i Berlam per l’archietettura triestina: sembra che alcune famiglie posseggano, per una particolare sequenza genetica, il monopolio di altrettanti campi del sapere.

È a tre generazioni della famiglia Berlam, infatti, che si devono le maggiori opere di architettura della nostra Trieste. Giovanni Andrea (1823-1892) è l’autore dei progetti di Casa Caccia, della ristrutturazione del palazzo Gopcevich, di Villa Sigmund; suo figlio Ruggero (1854-1920) ha curato una dozzina di progetti per la nostra città, e con suo figlio Arduino (1880-1946) ha curato la progettazione della Scala dei Giganti, della Sinagoga e del Palazzo della RAS. I lavori individuali di Arduino Berlam più apprezzati sono, invece, Palazzo Aedes e il Faro della Vittoria, di cui fu anche un grande promotore.

Il faro, che si erge sul colle della Gretta, oltre alla funzione di guida alla navigazione è stato pensato come a monumento per i caduti in mare durante la Grande Guerra. La sua stessa posizione è dovuta – oltre che dal vantaggio dei 60 metri sul livello del mare – anche dal complesso su cui poggia, ovvero il basamento del forte Kressich, gioiello dell’architettura militare dell’Impero Austro-Ungarico. L’iscrizione posta alla base riporta dei versi tradizionalmente attribuiti a Gabriele D’Annunzio:

SPLENDI E RICORDA
I CADUTI SUL MARE

La lapide che riporta la dedica è apposta nel basamento della struttura, che appoggia su un’imponente gradinata costituita di pietre provenienti da Istria e Carso. Il faro prosegue verso l’alto con un appoggio a forma di campana su cui è appesa l’ancora dell’Audace, il cacciatorpediniere che nel 1918 attraccò per primo nella Trieste liberata a diede il nome al celeberrimo molo. Il ballatoio sovrastante presenta la scultura dell’artista triestino Giovanni Mayer: la statua, dai tratti maschili e fieri e alta quasi nove metri, del Marinaio Ignoto. Il corpo cilindrico della torre è in cemento armato e ricoperta di pietra di Orsera, e termina nel terrazzo su cui è posta la lanterna, protetta da un terrazzo in acciaio e da una cupola in lega di rame. Sull’apice della cupola si può ammirare un altro gioiello del Faro: la statua in bronzo della Vittoria Alata (sempre di Mayer) alta più di sette metri, forgiata da Giacomo Sebroth. La statua simboleggia chiaramente la Nike greca, che impugna una corona d’alloro nella mano destra e esibisce nella sinistra la fiaccola della vittoria.

Il monumento, aperto al pubblico dal 1986, è aperto gratuitamente alle visite di gruppo tra l’ultima settimana di aprile e la seconda di ottobre dalle 15:00 alle 19:00. In occasione della Barcolana è aperto dalla mattina, e nel corso degli anni ha offerto uno scorcio di eccezionale bellezza sulla nostra città e sul suo golfo.

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