La fine del III secolo a.C. vide Roma e la penisola italica minacciate da più fronti: dapprima le guerre in Illiria per il controllo dell’Adriatico e il conflitto con i Galli Boi, i Senoni e i Veneti per il controllo della Gallia Cisalpina, poi la terribile minaccia di Annibale e infine l’ostilità di Filippo V di Macedonia. In questo movimentato contesto geopolitico si inserisce la prima espansione romana nella zona dell’odierna Trieste e della penisola istriana. Fin dall’età del ferro (X – IX sec.) questa regione era abitata dagli Histri, un popolo di discendenza indoeuropea. Proprio agli Histri gli archeologi fanno risalire la cultura dei castellieri: borghi fortificati da massicce cinte murarie, costruiti sopra alture strategiche, tutti facenti capo al centro di Nesactium, situato ad una decina di chilometri dall’odierna Pola. Probabilmente ad ogni castelliere corrispondeva una tribù. Le uniche di cui abbiamo menzione sono riportate da Tito Livio: Runditi, Subocrini e Catali, tutte stanziate nell’entroterra triestino. Nelle fonti latine e greche del IV secolo a.C. gli Histri vengono raffigurati come pirati, capaci di controllare il Golfo di Trieste e compiere scorrerie in tutto l’Adriatico settentrionale, forse di concerto con i pirati illirici che operavano a largo del Gargano. Proprio la vocazione alla pirateria avrebbe portato al primo scontro con Roma.

Nel 221 a.C. gli Histri intensificarono le scorrerie lungo la costa italica, minacciando i rifornimenti granari che dal Sud della penisola raggiungevano la Cisalpina. Ciò probabilmente avvenne su esortazione di Demetrio Lesiniano, epirota, dinasta di Faro e alleato macedone. Si intrecciavano in questi anni le trame di una vasta coalizione contro l’egemonia romana: Cartaginesi, Illirici e Macedoni erano pronti ad agire di concerto per impegnare le legioni su più fronti. P. Cornelio Scipione Asina e M. Minucio Rufo guidarono l’attacco alle basi navali lungo la costa istriana, debellando, almeno per il momento, la minaccia. La conquista definitiva della Cisalpina in seguito al conflitto annibalico e soprattutto la fondazione di Aquileia nel 181 a.C. resero inevitabile la riapertura delle ostilità. Le tribù istriche si sollevarono sotto la guida del re Epulo: era il 178 a.C. A quest’epoca risalirebbe la creazione di un primo accampamento militare romano nella zona di Trieste, punto d’appoggio per le operazioni militari in Istria. Qui avvenne il primo scontro tra il console A. Manlio Vulsone e la coalizione guiadata dal re Epulo: gli Histri, inizialmente vincitori, si abbandonarono al saccheggio e vennero colti di sorpresa dal sopraggiungere di una seconda legione. La sconfitta portò alla defezione di numerose tribù. Nella primavera del 177 a.C. Epulo fu costretto a ritirarsi nell’entroterra istriano. L’anno seguente il tribuno Claudio Pulcro assediò ed espugnò Nesactium: Epulo si suicidò, per non cadere prigioniero.

Gli Histri, sconfitti via mare e via terra, non furono conquistati. Dopo il 176 a.C. iniziò una fase di rapporti pacifici, basata su reciproci interessi commerciali. Fu la fondazione di Tergeste a modificare per sempre la situazione. Delle vicende che hanno portato alla nascita di Tergeste abbiamo già trattato, si cercherà ora di valutarne le conseguenze. La colonia romana divenne il primo nucleo della romanizzazione. Se fino a questo momento per gli Histri indigeni poco era cambiato – avevano potuto mantenere le proprie tradizioni e i propri insediamenti, con il solo divieto di esercitare la pirateria – a partire dal 54 a.C. i ritrovamenti archeologici ed epigrafici evidenziano un notevole scompenso: scompaiono i toponimi locali, il territorio è sottoposto alla centuriazione, la costa si popola di ville rustiche e grandi proprietà terriere romane, persino l’onomastica sembra mutare, i nomi indigeni scompaiono. Secondo gli studiosi la popolazione autoctona sarebbe stata allontanata con la forza dalla costa e relegata nell’entroterra. La classe mercantile romana puntava probabilmente alle coltivazioni d’ulivo, celebri in tutto il Mediterraneo, fino a questo momento controllate dagli Histri. Ciò che non aveva ottenuto la guerra, lo ottenne la sete di guadagni: abili navigatori e mercanti, relegati sulle alture, gli Histri furono costretti ad inserirsi nella società romana, un meltin pot di culture e tradizioni, perdendo ogni identità. Tergeste aveva soppiantato Nesactium e la rete dei castellieri ed emergeva per la prima volta come centro della regione.

Immagine da: Wikimapia.org

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