12 NOVEMBRE

Il Vescovo, a mezzo di apposito corriere, ci manda questa lettera che ci infonde un po’ di conforto:

FRANCESCO VESCOVO DI CONCORDIA
AI DILETTI FEDELI DELLA CITTA’ E DIOCESI

(Con autorizzazione del locale Comando militare)

Nel generale sconvolgimento delle cose verificatesi in questi giorni non mi ha dato l’animo di uscire dalla mia Diocesi. Rimango dunque e rimarrò, a Dio piacendo, a Portogruaro. Spero che i miei Venerabili Sacerdoti abbiano pur essi sentito il dovere di restare al loro posto. Alziamo gli occhi al Cielo, o miei figliuoli, e adorando i suoi imperscrutabili giudizi, apriamo il cuore alla speranza che ben presto venga ristabilito l’ordine e la tranquillità. Intanto io debbo esortare tutti, Clero e popolo, alla cristiana rassegnazione, memori sempre della virtù del dovere e della pazienza. È obbligo di tutti sottomettersi alle Autorità costituite, uniformarsi alle ingiunzioni che da Esse vengano emanate, quando non violino la nostra coscienza di cristiani.
Siccome poi le truppe italiane, nel loro ripiegamento, ben potrebbe darsi avessero perduti degli esplosivi, così, chi ne trovasse, ne faccia esplodere, il che potrebbe creare sospetto di turbato ordine pubblico.
L’avvenire si presenta fosco anche per la miseria e per le privazioni cui, per necessità di cose, dovremmo andare soggetti. Ma in alto i cuori! Confidiamo nella Divina Provvidenza e in quelle sagge disposizioni che le Autorità crederanno di dovere adottare per il bene delle popolazioni.
Non dubito che i Parroci e i Sacerdoti, dando per i primi esempio di obbedienza, cercheranno di mantenere la calma nel loro popolo, esortandolo a sopportare da forti, come si addice a cristiani, i disagi e le tribolazioni, conseguenze inevitabili dello stato di guerra.
Vi raccomando vivamente la Preghiera e vi benedico di cuore.

Portogruaro, 11 novembre 1917

f. FRANCESCO VESCOVO ISOLA

La notizia della fuga di parecchi sacerdoti diocesani desta in tutti penosissima impressione.
Questi mal consigliati, in un momento di follia, di suggestione collettiva, disertarono il loro posto, traendo il proprio dovere!
Erano pastori di anime, avevano uffici e responsabilità e dovevano rimanere a costo del sacrificio, perchè il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle
Io Parlo per ver dire
Non per odio d’altrui, nè per disprezzo.
La storia è maestra della vita e suo supremo ufficio si è quello di essere serena, oggettiva, ma dire intera la verità.
Si seppe dappoi che furono deplorati anche dal Santo Padre; e nella udienza concessami il giorno 7 Maggio 1919, il Sommo Pontefice Benedetto XV me lo confermò apertamente.
Nessuna scusa, nessun pretesto poteva legittimare la fuga nei sacerdoti, nei medici, nei farmacisti e nei maestri. Questo voler sottrarsi alle responsabilità ecclesiastiche e civili, lo stesso nemico invasore lo deplorò vivamente, attribuendolo solamente a sentimento deficiente del proprio dovere.

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