La storia del cantiere navale di Monfalcone comincia nel 1907, quando la famiglia Cosulich, originaria di Lussino, decide di iniziare la costruzione dell’industria navale che renderà nota la piccola cittadina dell’Isontino, soprattutto grazie alle navi passeggeri, ma anche alle unità di carico, agli idrovolanti, alle carrozze ferroviarie, alle navi officina e ai motoscafi, come, ad esempio, i celebri Bora degli anni Sessanta.  

I fratelli Alberto e Callisto Cosulich erano già attivi a Trieste quando, nel 1902, divennero soci della compagnia “Austo-Americana”, ovvero l’Unione Austriaca di Navigazione. I Cosulich inoltre possedevano a Lussino una piccola società di navigazione che era stata fondata nel 1857 e che venne poi trasferita a Trieste nel 1889. Nel 1903 l’Unione Austriaca di Navigazione assunse il nome di “Vereinigte Österreichische Schiffahrtsgesellschaften der Austro-Americana und der Gebrüder Cosulich” e iniziò l’acquisto delle navi dei Cosulich: l’anno successivo la flotta era composta da diciannove navi e vennero organizzati numerosi viaggi per il trasporto di emigranti e passeggeri di classe, soprattutto verso il Nord e il Sud America.

La città di Monfalcone iniziava tra 1850 e 1900 ad assistere alla nascita e allo sviluppo delle prime strutture industriali di vario genere. In concomitanza a ciò, si assiste ad un importante aumento demografico e alla costruzione della “ferrovia meridionale austriaca” e, successivamente, della linea che collega Trieste con Venezia. Importanti sono anche gli scavi effettuati per rendere navigabile il canale di Portorosega e gli interventi per arginare il bacino di Panzano. Tutti questi fattori furono importanti in quanto portarono Panzano ad essere scelta come area adatta per il nuovo progetto dei fratelli Cosulich.

Nel 1908 la direzione del neonato cantiere viene assunta dai due fratelli Cosulich e da Arturo Kuffler, presidente dell’Associazione cotonieri. L’attività produttiva comincia da subito: nello stesso anno, infatti, vengono impostati sugli scali i due piroscafi Trieste e Split.

Nel 1910, in seguito ad una sovvenzione statale dell’Impero austro-ungarico per la navigazione verso l’Argentina venne iniziata la costruzione per l’Unione Austriaca di Navigazione di una delle prime grandi navi passeggeri, il Keiser Franz Joseph I, il quale poteva trasportare 125 passeggeri in prima classe, 550 in seconda e 1.230 in terza. Fu varata il 9 settembre del 1911 alla presenza degli arciduchi d’Austria Maria Gioseffa e Massimiliano; il suo viaggio inaugurale si tenne il 25 maggio 1912, con rotta Trieste-Buenos Aires. Nel 1912 venne impostata sullo scalo la sua nave gemella, la Keiserin Elizabeth, la quale sarebbe stata fra le maggiori navi della marineria asburgica, se non fosse stata danneggiata irreversibilmente dai bombardamenti e dalla Grande Guerra.

Gli operai del cantiere provenivano da Monfalcone, Trieste e Pola. Gli operai più specializzati, invece, assegnati alla gestione delle macchine dell’officina navale, erano perlopiù inglesi. Silvano Benvenuti nel suo articolo “Il cantiere di Monfalcone – Gli anni dello sviluppo: 1911-1914. Aspetti generali” afferma che: “Numerosi […] dovevano essere anche gli istriani e i lussiniani, mentre per quanto riguarda i “regnicoli” si sa che i meridionali venivano destinati esclusivamente ai lavori di semplice manovalanza, che i veneti entravano in genere nella categoria dei pittori, e che i friulani e carnici si trovavano soprattutto fra gli edili. Gli sloveni, che all’inizio erano presenti in buon numero come qualificati fra i fabbri della fornace, cominciarono dal 1911-12 ad entrare come operai comuni un po’ in tutte le categorie del “gruppo ferro”, man mano che il cantiere assumeva nuove leve di giovani”. Benvenuti scrive inoltre che “Nonostante la maggior parte dei non qualificati provenisse da famiglie di contadini poveri ed avesse quindi raggiunto, per il solo fatto di percepire un salario industriale, una posizione di relativo privilegio che avrebbe potuto renderla meno disponibile alla lotta, e benché il grande ricambio avvenuto nella forza lavoro avesse provocato dal punto di vista politico una netta cesura con le vicende del 1908-9, la grande massa dei comuni e dei manovali realizzò, come allora, molto rapidamente, non solo una forte omogeneità politica, ma anche la capacità di tradurre prontamente il proprio antagonismo di classe in agitazioni e in scioperi condotti quasi sempre con grande decisione.”

Gli anni della Grande Guerra non furono anni facili né per il cantiere né per i fratelli Cosulich: gli scali, infatti, furono quasi completamente distrutti dai bombardamenti. Callisto e Alberto decisero di investire nuovamente nel cantiere, e infatti esso venne immediatamente ricostruito.La produzione navale quindi ripartì, ma per sopperire al calo della domanda di questo tipo di industria, il cantiere iniziò a produrre anche carrozze ferroviarie nel 1921, idrovolanti nel 1923 e avviò le Officine Elettromeccaniche nel 1922. Nel 1919 l’Unione Austriaca di Navigazione aveva intanto cambiato il proprio nome in Cosulich Società Triestina di Navigazione ed erano ricominciati i servizi commerciali e le rotte passeggeri per gli Stati Uniti e il Sud America. Negli anni Venti la produzione era quindi caratterizzata da bacini galleggianti, chiatte, motonavi miste e da carico, motoscafi passeggeri, piroscafi cisterna e da carico, posamine, rimorchiatori e sommergibili.

Emblema della produzione navale degli anni Venti sono le due navi gemelle Saturnia e Vulcania. La prima ad essere costruita fu la Saturnia, che compì il suo viaggio inaugurale il 21 settembre del 1925 con rotta Trieste – Buenos Aires. Essa poteva ospitare 305 passeggeri in prima classe, 460 in seconda, 310 in classe intermedia e 700 in terza.

La Vulcania invece compì il suo primo viaggio il 19 dicembre 1928, con destinazione New York. Queste due navi portano la firma di Arduino Berlam, che ne progettò gli interni, e di Nicolò Costanzi, che definì l’architettura degli esterni.

Il Ventennio si conclude con il crollo della Wall Street del 1929, che investì anche l’Europa e che mise in crisi persino la società fondata dai Cosulich: con il fallimento della Banca Commerciale Triestina, la maggioranza delle azioni venne rilevata dall’istituto di credito milanese Banca Commerciale Italiana, che riorganizzò la dirigenza della società creando, nel 1930, i Cantieri Riuniti dell’Adriatico.

La storia del cantiere navale è quindi fondamentale per lo sviluppo di Monfalcone, mentre le varie vicende della famiglia Cosulich si pongono come emblematiche testimonianze del successo industriale delle nostre terre.

Fonte immagine: I transatlantici “Gemelli” Vulcania e Saturnia

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