Castagne o marroni? C’è una sostanziale differenza tra le due, infatti, le prime sono i frutti della pianta selvatica non innestata, chiamata volgarmente anche “albero del pane”, fonte di nutrimento nelle zone collinari e montane, soprattutto nei periodi di carestia, grazie all’elevata quantità di amidi e carboidrati. Le castagne erano il cibo dei poveri, di chi non poteva permettersi nemmeno il pane. I marroni, invece, sono il frutto della pianta innestata e, generalmente, la buccia è marrone chiaro, sono grossi e tondeggianti, con una forma che ricorda un cuore e il contenuto di zuccheri è più elevato rispetto alle castagne che hanno una buccia marrone scuro e sono più piccole e schiacciate.

 

In provincia di Treviso possiamo trovare due ecotipi di Castanea sativa: il primo è il Marrone di Monfenera IGP, che viene coltivato in 19 comuni della Pedemontana del Grappa e del Montello, mentre il secondo è probabilmente quello più conosciuto, ovvero il Marrone di Combai IGP, la cui area di produzione si estende in 11 comuni, tra la sponda sinistra del Piave e il confine con il Friuli, nella cosiddetta Valmareno.

 

La produzione dei marroni in queste zone è documentata fin dal XII secolo e dal 1500 la Repubblica di Venezia volle dare in uso gli ettari di bosco alle comunità locali e vennero scritte numerose norme che regolavano l’impianto, la cura, l’utilizzo della legna e la raccolta delle castagne, tutte decisioni che spettavano alla Regola, l’assemblea dei capifamiglia, prese in base all’andamento stagionale. Un documento del 18 settembre 1665 testimonia il momento della raccolta, che avviene tra il 15 settembre e il 15 novembre, la quale veniva svolta collettivamente. All’alba i capifamiglia si radunavano nella piazza di Combai e, successivamente, eleggevano oltre 150 persone, tra cui donne e ragazzi, che si sarebbero occupati della raccolta delle castagne, e tre saltari il cui compito era quello di vigilare le operazioni. In seguito le castagne venivano divise in modo equo tra le stesse famiglie.

 

Dal ‘700 ha inizio il declino di questa tradizione a causa della progressiva trasformazione dei boschi comuni in demanio, con conseguente abbandono dei castagneti, fino al secondo dopoguerra, quando è iniziato il recupero delle conoscenze e della cultura per riportare la produzione di castagne ai livelli di un tempo, arrivando, nel 1995 alla fondazione dell’Associazione dei Produttori del Marrone di Combai e, nel 2009, al riconoscimento IGP.

 

Il Marrone di Combai IGP solitamente viene consumato arrostito, ma nella tradizione veneta – e non solo – trova largo utilizzo nella pasticceria e nella preparazione di salse e zuppe.

Un consiglio: visto che siamo nel pieno del periodo della raccolta, andate a visitare Combai, dove dal 1945 si svolge la Festa dei Marroni dove potrete gustare questo frutto declinato in diverse ricette, tra le quali c’è quella dei “Mandoi”, ovvero i marroni in brodo.

 

(Immagine da: occitania.land)

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