Il Villaggio operaio di Panzano nasce nel 1908, dopo che i due fratelli lussignani Alberto e Callisto Cosulich decisero di costruire in questo territorio il Cantiere Navale Triestino.
L’espansione del cantiere fu da subito importante: dai primi 400 operai nell’anno della fondazione, nel periodo precedente alla Grande Guerra i lavoratori del cantiere erano aumentati fino a 2600. Secondo quella che all’epoca era una politica di paternalismo aziendale, la crescita del cantiere e degli operai qui impiegati comportò la necessità di offrirgli residenze e servizi che potessero rendergli più confortevole la vita.
Nacque così, già nel 1908, un primo nucleo di abitazioni “a ballatoio” e, a partire dal 1912, verranno realizzati i primi edifici a blocco di otto appartamenti, definiti come abitazioni a pianta ad H, le più caratteristiche di Panzano, a seguito della fondazione da parte dei Cosulich dell’AEUP. L’Associazione Edile di Utilità Pubblica fu istituita quindi per la gestione dei nuovi edifici e a capo di questa fu posto l’Ingegnere Dante Fornasir, figura fondamentale nella nascita e nello sviluppo del Quartiere Operaio. Grazie all’intervento di questa istituzione che già nel 1915 aveva avviato un programma di realizzazione urbanistica, vennero costruiti ben presto 46 edifici alla soglia del primo conflitto mondiale.
Modello di riferimento era quello dell’inglese città-giardino, che prevedeva la creazione di fasce predisposte al verde; nel caso di Panzano, ogni alloggio doveva avere a disposizione un giardino o un orto indipendente.
Dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, a partire quindi dal 1921, l’AEUP si impegnò nella costruzione di nuovi edifici e si iniziò a distinguere nettamente la parte destinata alle residenze degli operai e quella destinata ai dirigenti e agli impiegati, soprattutto per quanto riguarda la forma e la disposizione delle abitazioni.
La costruzione degli edifici di Panzano poteva dirsi conclusa nel 1927 e si presentava come moderna e dotata delle infrastrutture più innovative come l’acquedotto, le fognature e l’elettricità.
I servizi offerti agli operai erano di vario genere: vennero infatti costruiti numerosi edifici destinati alle attività ricreative, culturali ed educative, perseguendo un ideale di città-fabbrica fondato sul concetto di welfare aziendale.
Un esempio è fornito dal Teatro Euripide, oggi non più visibile in quanto andato distrutto nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale (marzo 1945). Il Teatro, costruito secondo il gusto secessionista viennese, venne inaugurato l’11 dicembre del 1920 ed era dotato di 480 posti a sedere. Questo luogo ospitava numerosi spettacoli di vario genere e si prestava all’organizzazione di numerosi corsi di musica, danza e ricamo. Al suo interno erano poi visibili le tele dell’artista Vito Timmel, che volevano rappresentare i cinque generi teatrali attraverso i ventotto personaggi più significativi. Al 1920 risale anche la prima scuola di Panzano, un asilo, voluto da Lucilla, moglie di Alberto Cosulich a cui farà seguito, nel 1936 la Scuola Oscar Cosulich, nelle vicinanze del Campo Sportivo C.N.T, il quale ospitava le squadre di calcio, di ginnastica e di atletica.
Per rendere indipendente sotto ogni punto di vista il Quartiere Operaio, tra 1919 e 1922 nelle campagne bonificate in prossimità del Cantiere venne eretta un’azienda agricola i cui beni venivano in parte destinati alle mense e in parte venduti al mercato locale destinato sia agli abitanti di Panzano che a quelli di Monfalcone.
Nel 1930 venne inoltre aperto uno stabilimento balneare su un’isola artificiale costruita con i materiali dello scavo dei bacini di costruzione navale.
Accanto alle abitazioni e ai servizi già citati vennero inoltre edificati due alberghi, uno destinato agli operai e uno a dirigenti e impiegati celibi. Il primo è un edificio di 5000 metri quadrati, sviluppato su quattro piani e composto da 700 stanze una mensa, una cucina, un bar, una sala da gioco, una biblioteca, un ciabattino e un barbiere. Veniva chiamato anche “albergo dei lupi”, a causa dell’ampiezza dei suoi corridoi in cui si credeva ci si potesse perdere. Tra ‘44 e ‘45 l’edificio venne pesantemente bombardato e a partire dagli anni ‘70 si optò per il recupero dello stabile, oggi diviso in tre blocchi e destinato al Museo della Cantieristica, ad un nuovo albergo e a uffici direzionali di Fincantieri. Il secondo albergo si sviluppa su tre piani ed è dotato di 120 camere con servizi indipendenti, la cucina, le sale da pranzo, il bar, la biblioteca, le sale da gioco. All’esterno vi era poi un ampio giardino attrezzato per ospitare feste e cerimonie. Nel 1977 l’edificio venne restaurato per essere sede della Capitaneria di Porto di Monfalcone e, a partire dal 2009, ospita l’albergo Europalace Hotel.
Il sistema del Villaggio Operaio perdura, grazie alla famiglia Cosulich, anche durante il periodo fascista e nel secondo dopoguerra, entrando però in crisi intorno agli anni ‘50. A partire poi dalla fine degli anni ‘90 si è iniziato un processo di recupero urbanistico del Quartiere, in quanto se ne è compresa l’importanza.
Questo Villaggio Operaio oggi si presenta quindi come una fondamentale testimonianza del nostro passato più recente e si pone come una delle principali attestazioni di archeologia industriale del territorio.
Nata il 27 marzo 1993 a Monfalcone, ha conseguito la laurea triennale in archeologia presso l’Università degli studi di Trieste nel 2016. Attualmente sta conseguendo la laurea magistrale in antropologia a Ca’ Foscari.