La prima cosa utile per scrivere un articolo è senza dubbio un caffè. Comincia proprio così la nostra seconda giornata a Cucinare 2015, dove ormai ci stiamo ambientando.

Attraversiamo subito alcuni stand agroalimentari, la cucina mobile di pastaesugo.it e ci dirigiamo verso lo stand FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), dove si svolge il primo evento della giornata che seguiamo personalmente.
Un incontro con Michele di Carlo, eclettico barman di Slow Food, che ci porta direttamente nel mondo degli aperitivi storici, con unalectio molto particolare che spiega ai suoi ospiti la vera arte di miscelare un cocktail, grazie alla degustazione di tre aperitivi storici come l’Americano, l’Ambrogino e il Martini Cocktail.

Approfittiamo del tempo che il barman impiega per la preparazione della sua linea per chiarire subito ogni dubbio: parliamo di cocktail o di aperitivi? Fondamentalmente non esiste alcuna differenza, in quanto l’aperitivo non è altro che un tipo di cocktail che viene usualmente consumato prima di cena. Il pre-dinner, così come l’after-dinner, i long e short drink sono infatti solo alcune delle categorie ufficiali riconosciute dall’Organizzazione Internazionale dei Barman. Una moda per niente recente: già dagli inizi del secolo scorso infatti nei salotti degli alti borghi si era soliti consumare miscele di prodotti diversi, alcolici e non, chiacchierando prima di sedersi a tavola. Negli anni ’80 poi, lo storico film “cocktail” portò alla ribalta la moda del drink, grazie all’interpretazione di Tom Cruise nei panni di un giovane barman di New York.

Di Carlo intanto ha preparato per noi un Americano, reinterpretazione dell’italianissimo Milano Torino, miscela di vermouth piemontese e bitter lombardo, secondo la “maniera di bere all’americana” Segue la degustazione di altri due aperitivi classici come l’Ambrogino e il Martini Cocktail. Il suo obiettivo è quello di rendere i consumatori consapevoli non solo di quello che viene oggi giorno offerto al banco di un bar, ma delle origini e della ricercatezza originale che tali cocktail rappresentavano un tempo, alchimia di gusti e profumi che riesce ad attrarre chiunque al piacere di un drink. Da questo suo desiderio nasce la ricerca di distillati finissimi, la creazione di liquori ad hoc che possano ovviare a materie prime sempre più commerciali e globalizzate, che hanno perso nel tempo la loro essenza in favore del consumismo. Il risultato è un cocktail straordinario, fresco e dal gusto intenso, che seppur alcolico sa farsi bere – parola nostra – senza saziare, grazie al fondamentale equilibrio tra gli ingredienti.

Rimaniamo in tema di cocktail con l’esibizione acrobatica dei barman della provincia di Pordenone, uno spettacolo che accomuna adulti e bambini nel tenerli incollati al bancone dove si svolge lo show.
Nel mezzo il racconto della storia del Centino, l’aperitivo ufficiale della città di Pordenone.
Ebbene sì, anche la nostra città ha un cocktail che la rappresenta: mezza dose di Gancia Americana, mezza di Vermouth rosso, una goccia di amaro e una spruzzatina di seltz, senza dimenticare la scorza d’arancia a decorare il tutto. Un cocktail che anima le vie del centro dagli anni ’50, quando lo storico gestore del Caffè Municipio, grazie al suo carisma e alla sua personalità riuscì a portare alla ribalta questa sua grande creazione che all’epoca costava cento lire, poco più della classica “ombra” che andava per la maggiore.

Seduti al tavolo dello stand FIPE facciamo amicizia con un paio di ragazze, apprendiste barman, che ci raccontano ancora una volta quanto preparare un cocktail non sia soltanto un mestiere, ma una passione e un’arte vera e propria.
Chiacchierando del più e del meno però il nostro Centino finisce sugli appunti di tutta la giornata. Ci scherziamo sopra, un po’ imbarazzati, ma la soluzione è una sola: “fammene un altro va’!”.

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