Era il 2012. Un tale, John O’Nolan – designer e sviluppatore nel team di WordPress UX – con un post, annuciò quella che sarebbe diventata una rivoluzione nel campo delle blogging platforms: Ghost.

Nel campo dei sistemi per pubblicazione dei contenuti, WordPress regnava incontrastato, più o meno come ancora oggi accade. Era partito da semplice sistema per la pubblicazione di contenuti, ma poi si era talmente esteso in termini di temi, plugin e funzionalità da poter essere usato in qualunque sito web. Da piattaforma per la gestione dei blog si era trasformato in un CMS (Content Management System) globale. A tutt’oggi, WordPress può essere usato per qualunque sito web: da una single-page application, a un portfolio online, a un sito di e-commerce e via dicendo.

“Il 66% degli utenti usa WordPress come CMS e non come blog.”

– Matt Mullenweg, co-fondatore di WordPress

L’idea alla base del ragionamento di O’Nolan era fornire alla comunità uno strumento semplice, immediato, pensato per i blog e accessibile a tutti, tecnici o meno, per la pubblicazione di contenuti nel web.

Il lato interessante di Ghost sono senz’altro le tecnologie usate. “Gira” su Node.js, una macchina virtuale basata sulla V8, il runtime ECMAscript di Google Chrome. Il linguaggio di programmazione usato quindi è Javascript, ma non è quello che siamo abituati a vedere nelle pagine web. Si tratta di un Javascript lato server, che ha già dimostrato di essere più veloce di PHP nell’elaborazione di ingenti quantità di dati. Come sistema per la creazione dei template è stato adottato Handlebars, mentre per scrivere gli articoli è presente un editor Markdown, che ha il vantaggio di permettere una formattazione dei testi ultraveloce da tastiera.

I lati negativi di Ghost sono più che altro mancanze dovute alla giovinezza del progetto. Usandolo si sente la mancanza di un sistema di commenti proprio, bisogna affidarsi a sistemi di gestione commenti di terze parti (chi ha detto Disqus?), e un sistema di plugin. Per quanto riguarda i commenti, sembrerà strano, ma non sono neanche previsti nella roadmap. Nei riguardi dei plugin, invece, Ghost ha in progetto di sviluppare delle Apps che estendano le funzionalità di base e che si integrino anche con la Dashboard (anch’essa in fase di sviluppo). Quasi sicuramente tra le Apps troveremo un sistema di commenti, oltre a integrazioni coi social, statistiche dei vari servizi di Analytics e via dicendo.

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La Dashboard – non ancora disponibile al pubblico

Nel momento della publicazione dell’articolo Ghost si trova alla versione 0.5.8, ma già così può essere un ottimo sostituto a WordPress. Ha un ottimo supporto SEO, citiamo ad esempio il fatto che auto-genera le sitemap, un supporto per i feed RSS e un’esperienza utente favolosa. Spinge l’utente a focalizzarsi su quello che effettivamente deve fare, ovvero scrivere. Ha un’interfaccia pulitissima, senza alcun tipo di fronzoli. Esprimendo un parere personale posso affermare che trovo rilassante la sezione admin di Ghost e, addirittura, per qualche oscuro motivo, mi spinge a scrivere. Dona una sensazione davvero particolare.

Concludiamo con un piccolo excursus su quello che è lo sviluppo su Ghost. Sviluppare temi non è mai stato così facile. Dimenticatevi linee di PHP all’interno delle pagine, Handlebars non è altro che semplice HTML con delle moustaches expression, ovvero delle espressioni inserite dentro “{{” e “}}”, come ad esempio “{{#foreach post}}” (per ciclare tutti i post), che si occupano di gestire l’output. Se siete interessati, la pagina ufficiale (in lingua inglese) per lo sviluppo di temi è questa http://themes.ghost.org/.

La diversità è la fonte del progresso. Di qualcosa come Ghost secondo me c’era bisogno. Un qualcosa che smuovesse le acque, che spingesse verso nuove direzione e aprisse nuovi orizzonti. Benvenuto Ghost!

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