Spesso l’Oscar danneggia chi lo riceve, soprattutto gli attori, nel senso che dopo la consegna del premio arriva una crisi creativa o interpretativa: non è successo a Paolo Sorrentino che, dopo La grande bellezza, con Youth-La giovinezza dimostra di essere in gran forma.

Youth è un film più “semplice”, poco didascalico e verboso -sono meno le massime fine a se stesse- rispetto al suo predecessore. Sorrentino, pur mantenendo uno stile enfatico e follemente curato, ha optato per una storia più lineare, in cui sì realtà e fantasia si mescolano, ma lo fanno in modo meno invadente che in La grande bellezza. Youth ci parla di vecchiaia, rimpianti, desideri e repressioni, ma soprattutto ci spiega cos’è il cinema. Tutte le scene in qualche modo ci raccontano come si realizza un’opera cinematografica: lo studio delle situazioni e delle persone che il personaggio di Paul Dano fa, l’arificio dei sogni e gli incubi di  tutti i personaggi, fino ad arrivare all’ultima immagine in cui Keitel chiude con le sue mani un’inquadratura ideale di tutto ciò che abbiamo visto prima. Sorrentino dimostra di essere più sincero e di aver meno “studiato” il tutto, ciò mi mette in disaccordo  con chi da Cannes, dove il film è in concorso, ha detto che si cerca  l’applauso facile. Se la noia era la costante in La grande bellezza, qui alla fine si passano piacevolmente due ore tra commozione e riso, e si entra facilmente nell’immaginario incantato che è alla base della vita di tutti i giorni. Il cinema dice molto di noi, anche quando non affronta necessariamente tematiche attuali,  che ci rifugiamo nella nostra mente quando le cose non vanno bene. Sorrentino lo dichiara apertamente, più della tematica superficiale della vecchiaia: insegui i sogni e cerca di farli incastonare ben bene nella mente. Certo ci sono anche delle “cadute” di stile, come il monaco tibetano o il grottesco Maradona, ma all’uscita dal cinema sono più le sensazioni positive che rimangono. Un lavoro pop, che “non vuole essere intellettuale”, che gioca con la sorpresa e lo stupore, con un cast perfetto. Personaggi fragili ma che sanno insegnare qualcosa. Questa volta Sorrentino si merita i premi più importanti, se poi non arriveranno poco importa…noi siamo stati conquistati!

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