Facile parlare dei musei famosi, quelli con le opere che tutti amano, che fanno mostre su artisti noti… difficile è fare un museo che racconta un territorio, che parla di artigianato, che racchiude lo spirito di una comunità. Sto parlando di Maniago, paese ai piedi delle montagne, nella pianura pordenonese, dove – mi perdoneranno i maniaghesi – ma non c’è nulla di speciale da vedere a livello artistico o architettonico, se non fosse per un’arte antica, quella dei fabbri che l’ha resa nota come Città delle Coltellerie.
Qui, la lavorazione del ferro e dell’acciaio ha forgiato non solo lame e coltelli, ma anche un’identità culturale unica. Il Museo dell’Arte Fabbrile e delle Coltellerie di Maniago rappresenta il punto di riferimento per comprendere e valorizzare questa straordinaria tradizione, raccontando la storia, la tecnica e l’evoluzione di un sapere che ancora oggi distingue Maniago nel panorama internazionale.

Già nel 1453, infatti, i documenti attestano la presenza di maestri fabbri che producevano armi bianche per la Serenissima Repubblica di Venezia. La posizione strategica del paese, ai piedi delle Prealpi Carniche e vicino a corsi d’acqua come il torrente Còlvera, offriva l’energia necessaria per alimentare le ruote dei magli e delle fucine.
Da queste prime botteghe, specializzate nella lavorazione di spade, pugnali e alabarde, nacque un tessuto produttivo destinato a evolversi nel tempo. Con la fine delle guerre e la diminuzione della domanda di armi, i maestri maniaghesi seppero reinventarsi, dedicandosi alla produzione di utensili agricoli e, soprattutto, di coltelli da uso quotidiano. Così, nel corso dei secoli, Maniago divenne conosciuta in tutto il mondo per la qualità delle sue lame.
Quando ho visto per la prima volta questo museo, sono rimasta colpita da due cose: l’edificio che lo ospita con le numerosissime e grandi finestre e la grande scultura al suo esterno, una lama che ti accoglie . Il Museo infatti non è un edificio nuovo, bensì è un pezzo di storia: era l’opificio “Co.Ri.Ca.Ma – Coltellerie Riunite di Caslino e Maniago”, una delle più importanti fabbriche di coltelli attive tra la fine dell’Ottocento e il Novecento. Fondata dall’industriale tedesco Albert Marx, è stato un luogo di riferimento per la comunità maniaghese, “Lo Stabilimento” così chiamato da tutti, ha dato lavoro a generazioni intere di uomini e donne del territorio per oltre mezzo secolo fino al 1972. Fu poi trasformato in sede museale nel 1998 e seppure accuratamente restaurato conserva l’atmosfera e la struttura originaria della manifattura, permettendo al visitatore di immergersi in un autentico viaggio nel tempo.
La scelta di collocare il museo in un luogo simbolico non è casuale: le pareti dell’antica fabbrica raccontano, ancora oggi, la fatica, la precisione e la passione che caratterizzavano il lavoro dei fabbri maniaghesi. Attraverso un percorso espositivo ben articolato e con un allestimento interattivo, il museo offre una panoramica completa sull’evoluzione delle tecniche, dei materiali e degli strumenti impiegati nella produzione di coltelli, forbici e utensili di taglio.
La prima sezione introduce il contesto storico e geografico di Maniago, spiegando come l’ambiente naturale e le risorse locali abbiano favorito lo sviluppo dell’artigianato del ferro. Viene illustrata la nascita delle prime fucine e la loro trasformazione in vere e proprie officine meccaniche.
La seconda sezione è dedicata agli strumenti e alle tecniche di lavorazione. Qui si possono ammirare i macchinari originali della fabbrica Coricama: torni, presse, affilatrici e forni, ancora disposti come un tempo. Il museo non si limita a esporre oggetti statici: grazie a postazioni multimediali e a filmati d’epoca, è possibile osservare i gesti dei maestri fabbri, comprendendo il valore del lavoro manuale e la precisione necessaria per ottenere una lama perfetta.
La terza sezione mette in luce la straordinaria varietà dei prodotti maniaghesi. Dai coltelli da cucina alle forbici, dai rasoi agli strumenti chirurgici e sportivi, la produzione locale si è adattata nel tempo alle esigenze del mercato mondiale, mantenendo però intatta la cura per il dettaglio. Alcuni esemplari di particolare pregio, come i coltelli artistici o quelli decorati con impugnature in avorio, osso e corno, testimoniano la creatività e la raffinatezza degli artigiani maniaghesi.
Infine, la quarta sezione racconta l’evoluzione contemporanea della produzione. Maniago è oggi sede di aziende all’avanguardia che esportano in tutto il mondo e continuano a innovare nel settore delle lame professionali, militari e sportive. Il museo celebra anche il connubio tra tradizione e modernità, mostrando come l’antico sapere artigiano si sia integrato con le tecnologie più avanzate.
Uno degli aspetti più apprezzati del museo è la sua vocazione educativa. Il museo organizza regolarmente laboratori didattici, visite guidate e dimostrazioni pratiche per studenti, famiglie e appassionati.
Queste attività contribuiscono a mantenere viva la memoria del mestiere, trasmettendo alle nuove generazioni il valore della manualità e della precisione. Il museo collabora inoltre con le aziende locali e con l’associazione dei coltellinai per promuovere eventi, mostre temporanee e festival dedicati all’arte fabbrile.
Visitare il museo significa entrare in contatto con una comunità che ha saputo costruire la propria prosperità sulla maestria e sulla passione per il lavoro ben fatto. Maniago, grazie a questo museo, continua a essere un punto di riferimento per chi riconosce nella tradizione artigiana non solo un’eredità culturale, ma anche una risorsa viva e dinamica per il futuro.

Nata il 3 Aprile del 1993 nella bassa pordenonese, mi sono laureata presso l’Università Ca’ Foscari Venezia in Conservazione e gestione dei beni culturali e ho un master in progettazione culturale (Università Cattolica e PoliDesign Milano). Mi occupo di comunicazione e progetti culturali, in particolare collaboro con il centro di ricerca AIKU – Arte Impresa Cultura di Fondazione Università Ca’ Foscari Venezia di cui sono Responsabile comunicazione e social media. Nonostante gli anni di studio e lavoro tra Milano e Venezia, sono sempre stata legata al mio territorio d’origine. Dal 2025 sono vicepresidente de L’oppure.




