Davanti a voi una donna pallida in eteree vesti bianche si muove come se levitasse invece che camminare. Silenziosa si aggira a tarda notte fra le rovine del castello, illuminate solo dalla flebile luce del candelabro che porta con sé. Per tre volte compare prima di far ritorno, con un lamento, alla roccia della quale è prigioniera per poi sparire.
Se avete appena assistito a questa strana ed inquietante apparizione non vi trovate nel sinistro maniero di Dracula in Transilvania né nel castello infestato de Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde. Vi trovate a Duino, in provincia di Trieste.
Il castello di Duino è proprietà da secoli (fine XVI secolo) della famiglia Della Torre; nel tempo è passato di mano dal ramo Della Torre di Valsassina (germanizzato in Von Thurn Valsassina) a quello dei Della Torre e Tasso (Thurn und Taxis). Come possono suggerire le versioni tedesche dei loro nomi, entrambe le famiglie furono al servizio del Sacro Romano Impero con i Thurn und Taxis che gestirono anche un importante servizio postale per gli imperatori.
Successivamente i Thurn und Taxis tornarono al loro nome italiano quando nel 1923 Alexander, erede del castello, venne nominato duca da Vittorio Emanuele III, Re d’Italia.
Vicino al castello dei Torre e Tasso vi sono i resti del castello vecchio, originario del X secolo: si tratta di rovine arroccate su un promontorio proprietà dei primi signori di Duino, feudatari dei patriarchi di Aquileia, ed è qui che risiederebbe il fantasma.
È probabile però che la nostra dama bianca abbia origini anche più antiche di quelle delle famiglie che hanno posseduto il castello: questo genere di spiriti fanno parte della cultura e del folklore europeo da secoli e la prima testimonianza dell’utilizzo di questo termine risale al XV secolo. Si tratta di fantasmi di donne morte in seguito ad eventi tragici e generalmente sono viste come segnale dell’avvicinarsi di un evento nefasto, naturalmente con le dovute eccezioni.
Sebbene non sia portatrice di sventure né messaggera di eventi infausti, la triste storia del fantasma di Duino fa di lei una dama bianca a tutti gli effetti: secondo alcune storie il nome della dama sarebbe Esterina da Portole, una nobildonna sposata al signore del castello; questi, a seconda delle versioni, sarebbe stato un uomo fortemente geloso o comunque malvagio, che perseguitava la povera donna e la feriva con parole crudeli.
Nonostante questo la donna sopportava la difficile convivenza forse accecata dall’amore che riusciva comunque a portare per l’orribile sposo, cosa che probabilmente non faceva che esacerbare il suo animo crudele. Si narra infatti che una notte l’uomo chiese alla moglie di incontrarlo sotto alle mura del castello, dove la attirò a sé con parole dolci; la povera donna non doveva credere alle sue orecchie abituata com’era alla brutalità del marito, ed è facile immaginarla avvicinarsi allo sposo con animo speranzoso. Fu in questo momento che il marito mise in atto la sua ultima, e più terribile, crudeltà: afferrata la donna, la scaraventò giù per la scogliera.
La leggenda vuole che mentre cadeva la povera Esterina volse lo sguardo al cielo, forse in cerca di un aiuto divino, e lanciò un grido disperato. L’urlo però le morì in gola e la donna non toccò mai le gelide acque del mare: mentre la donna stava cadendo infatti si trasformò improvvisamente in una roccia bianca.
Questa però non fu la fine della donna: la leggenda narra che, da quella stessa roccia nella quale si era tramutata, in certe notti si levi lo spirito della sventurata nobildonna. La dama bianca di Duino allora nel corso della notte vaga fra le rovine del castello, in cerca della stanza dove dormiva suo figlio. Per tre volte, nel corso della stessa notte, si dice che la dama compaia e scompaia munita di candelabro, vagando fra le rovine del castello prima di tornare a riposare nella roccia alle prime luci dell’alba.
Naturalmente la vicenda ha ispirato le menti di coloro che hanno udito la leggenda: lo scrittore Dušan Jelinčič ad esempio è l’autore di La dama bianca di Duino, storia che narra le vicende di un pescatore ed una contadina riprendendo la leggenda della povera nobildonna.
Difficilmente riusciremo mai ad avere una foto del fantasma della dama ma la bellezza di questa storia, anche se tragica, contribuisce a portare un pizzico di magia a luoghi già incredibilmente affascinanti.
Diplomato al liceo classico Leopardi-Majorana di Pordenone e studente di Discipline Storiche e Filosofiche all’Università di Trieste.