Tra le montagne aspre e selvagge delle Dolomiti friulane, poco distante dal paese di Claut, esiste un luogo che porta un nome tanto curioso quanto evocativo: il Triassic Park. Non è un parco a tema con dinosauri di plastica né un set cinematografico, ma un autentico laboratorio a cielo aperto dove geologia e paleontologia dialogano con il paesaggio. Qui non si tratta di immaginare creature preistoriche, ma di osservare le loro vere tracce impresse nella roccia milioni di anni fa.
Per capire la portata di questo sito bisogna tornare indietro nel tempo. Circa 250 milioni di anni fa, alla fine della più grande estinzione di massa della storia della Terra, il pianeta stava lentamente ricostruendo i suoi ecosistemi. Era il Triassico: un’epoca di rinascita, in cui mari tropicali pullulanti di coralli, pesci e rettili si estendevano là dove oggi vediamo le Dolomiti. Quelle montagne, oggi dure e scolpite, erano allora fondali marini in continua trasformazione.
Le Valli Clautane conservano ancora le testimonianze di quell’ambiente remoto. Non solo fossili di animali marini, ma anche orme di rettili che camminavano su terre appena emerse. Tra i ritrovamenti più importanti vi sono le impronte scoperte nel 1994 da una scolaresca nei pressi della Casera Casavento. Una scoperta del tutto casuale, che ha restituito una delle testimonianze più nitide del passaggio dei dinosauri in quest’area.
Le orme appartengono a un teropode, termine che indica un dinosauro carnivoro bipede, lontano antenato del più famoso tirannosauro. Una delle orme è sorprendentemente ben conservata: lunga circa 35 centimetri, mostra con chiarezza tre dita allungate. Si trova incisa su un masso di Dolomia Principale, una roccia che ha permesso di datarne l’età: circa 200 milioni di anni, nel Triassico Superiore.
Non conosciamo il nome preciso della specie che l’ha lasciata, e forse non lo sapremo mai. Ma questo dettaglio non diminuisce il valore della scoperta: anzi, racconta un momento di passaggio fondamentale nella storia evolutiva, quando i grandi predatori terrestri iniziavano a imporsi come dominatori delle catene alimentari. È come osservare una fotografia primordiale che cattura l’inizio di un lungo cammino evolutivo.
Per capire quanto sia preziosa questa singola traccia, basta confrontarla con altri siti italiani. In Trentino, per esempio, si trovano piste con centinaia di impronte, lasciate da piccoli e medi teropodi o da prosauropodi, erbivori primitivi destinati a diventare i colossi dal lungo collo del Giurassico. Anche al Passo San Pellegrino, vicino a Moena, si conservano impronte triassiche di dinosauri carnivori, ma di dimensioni più ridotte, tra i 15 e i 20 centimetri: forse giovani esemplari, forse specie di taglia più contenuta.
L’orma delle Valli Clautane, invece, racconta la presenza di un animale di tutt’altro calibro: secondo le stime, un teropode lungo tra i cinque e i sette metri. Non un gigante paragonabile ai titani del Giurassico, ma certo un predatore capace di dominare il suo ambiente.
Visitare il sito è un’esperienza che unisce natura, scienza e cammino. Dal centro di Claut si seguono le indicazioni per Lesis e, superato il Ponte degli Alpini, si prosegue lungo la rotabile di valle fino al Pian de Cea. In alternativa, si può parcheggiare a Lesis e imboccare il sentiero CAI 966, la cosiddetta “Strada degli Alpini”, che risale la Val Cellina tra boschi e tornanti. Un percorso di circa 10 chilometri tra andata e ritorno, con 350 metri di dislivello, conduce infine a Casera Casavento e da lì, con apposite indicazioni, fino alle impronte.
L’accesso, quando consentito, prevede un pedaggio modesto da versare a una colonnina tra Claut e Lesis. Un dettaglio logistico che ricorda come l’escursionismo moderno conviva con la tutela dei luoghi. Ma il vero prezzo da pagare, se così si può dire, è la capacità di lasciarsi stupire. Perché davanti a quelle tre dita fossilizzate non si osserva soltanto una curiosità geologica: si entra in contatto con la vita che scorreva duecento milioni di anni fa, quando il mondo aveva appena iniziato a reinventarsi.
Per approfondire e eventualmente sperimentare altri percorsi e sentieri vicini, qualche tempo fa eravamo andati al Landre Scur.

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