Ci sono romanzi che, indipendentemente dalle aspettative, sferzano l’immaginazione del lettore e lo costringono ad una corsa accelerata fino all’ultimo capitolo; romanzi che ci illudono di poter avere l’ultima parola, ma finiscono per insegnarci che la vita (quella vera) è molto più complessa del piccolo intreccio che va costruendosi sotto i nostri occhi, pagina dopo pagina. Descritti con un’impressione sensoriale particolarmente efficace, romanzi di questo tipo sono schiaffi alla presunzione e alla sensibilità del lettore, che una volta girata l’ultima pagina non potrà fare a meno di fermarsi a pensare.

 

Autori come John Boyne sono, a dire il vero, una piacevole sorpresa. Nel 2006 uscì Il bambino con il pigiama a righe, subito bestseller mondiale e diventato addirittura un film; un romanzo che, nonostante compaia nella sezione “romanzi per ragazzi”, è essenziale nella biblioteca di ogni genitore. Un libro fatto di parole semplici, eppure incredibilmente complicato.

 

Proprio la semplicità è, come ho scoperto leggendo un altro romanzo, la prima virtù di questo scrittore: Non all’amore né alla notte (traduzione italiana dal titolo originale The Absolutist) è un libro doloroso e, agli occhi di molti ragazzi del ventunesimo secolo, profondamente ingiusto. Iniziamo solo adesso ad abituarci al dibattito sulla sessualità e sui nostri diritti in quanto persone, ma la libera espressione dei sentimenti è un traguardo che abbiamo raggiunto, come si dice, praticamente ieri. E la lettura di questi romanzi, così umani e onesti, ci colpisce e ci scuote nel profondo. La storia di Tristan e Will, che dai banchi di scuola si arruolano nell’esercito inglese per venire spediti a combattere in Francia, ricorda quella di moltissimi altri eroi letterari: Niente di nuovo sul fronte occidentale, recitava il titolo di un romanzo uscito nel 1929 e diventato uno dei capisaldi della letteratura mondiale. Proprio come i ragazzi tedeschi di Remarque, Tristan e Will vivono l’addestramento come un’avventura, un modo per dimostrare a se stessi quanto valgono.

Ma, la sera prima di venire gettati in una qualsiasi trincea del fronte occidentale, scoprono di provare sentimenti che, per quanto forti, considerano estremamente sbagliati.

 

Nel 1919, a guerra finita, Will è stato giustiziato dalla corte marziale per codardia. Tristan, a cui la guerra ha lasciato un profondo odio per se stesso, incontra la sorella dell’amico con il pretesto di riconsegnarle alcune lettere che non gli erano mai pervenute; ha, in realtà, bisogno di fare una confessione, e di svelare un segreto che lo giudica e lo definisce in maniera insopportabile.

 

Costruito attraverso continui flashback, Non all’amore né alla notte parla prima di tutto di libertà. Libertà d’amare, di scegliere, di non puntare il fucile contro un nemico disarmato, di gettare le armi, di considerarsi uguali al soldato che combatte nella trincea di fronte alla propria. Tristan, lontano dall’essere un eroe, è un essere umano, completamente cieco, che si muove a fatica in un mondo non ancora pronto ad accettarlo.

 

Un romanzo semplice, senza retorica, ma che riuscirà comunque a vincere le vostre resistenze.

Lascia un commento