Marcel Duchamp nasce a Blainville il 28 luglio 1887 e muore a Neuilly-sur-Seine il 2 ottobre 1968.

Iniziò il proprio percorso formativo in ambito artistico a partire dagli ambienti cubisti e futuristi, per mezzo dei quali si avvicinò alle istanze innovative e rivoluzionarie.

Fu un personaggio complesso e irrequieto: lavorò tra Parigi e New York, maturando in sé una grande predisposizione alle tematiche dadaiste di allora.

Fin dal 1913, Duchamp sperimentò il ready-made (“prefabbricato”): si trattava di una tecnica che consisteva nell’impiegare in campo artistico, al di fuori del loro abituale contesto, oggetti di vita quotidiana e riproporli come oggetti d’arte; in ciò consisteva la sua provocazione: nello stravolgere ogni nostra aspettativa. Dada era anche questo: tutto e nulla; un nonsenso.

Ne è un esempio Fontana, ready-made del 1916 (orinatoio in porcellana, altezza 61 cm, Londra, Tate Gallery, replica del 1964): Duchamp espose quest’opera sotto lo pseudonimo di R. Mutt, come scritto sul lato sinistro dell’oggetto: il termine Mutt, infatti, rimanda al sostantivo tedesco mutter, la “madre”, quasi a voler sottolineare la forma uterina dell’oggetto.

Fontana altro non è che un orinatoio in porcellana capovolto. La provocazione fu chiarita dallo stesso autore che, parlando di sé, scrisse agli organizzatori della mostra che rifiutavano di esporre l’oggetto:

L’orinatoio del signor Mutt non è immorale, non più di quanto lo sia una vasca da bagno […]. Non ha importanza se il signor Mutt abbia o meno fatto Fontana con le sue mani. Egli l’ha SCELTA. Egli ha preso un articolo usuale della vita di ogni giorno e lo ha collocato in modo tale che il suo significato d’uso è scomparso sotto il nuovo titolo e il nuovo punto di vista e ha creato un nuovo modo di pensare quell’oggetto

Arte, dunque, non significa più fare (mostrare cioè abilita tecniche), bensì scegliere (operare cioè a livello intellettuale). Chiunque, dunque, può essere artista e tutto può divenire arte: la chiave di tutto ciò sta proprio nel riuscire ad abbandonare le rigide schematizzazione razionali che tentano di irrigidire la realtà in canoni inattuali, secondo la concezione borghese.

L’originale della fontana andò perso perché, nel corso di un trasloco, i facchini lo scambiarono per quello che era in effetti e lo gettarono via. Duchamp non poté aspettarsi esito migliore: l’oggetto che, tolto dal suo contesto, era divenuto arte (e quindi fontana), durante il trasloco tornò ad essere oggetto d’uso comune e dunque come tale distrutto.

Dada era questo: arte e negazione dell’arte.

Lascia un commento