Cosa c’entrano Paolo Legrenzi – noto psicologo cognitivo – ed Armando Massarenti – filosofo della scienza nonchè responsabile del supplemento culturale del Sole-24 Ore – con un incontro sull’economia a Pordenonelegge?

La risposta è fornita, nel corso della presentazione della loro opera a quattro mani “L’economia nella mente”, dagli autori stessi: le statistiche dimostrano come l’affidabilità degli esperti, nel campo dell’investimento finanziario, sia più bassa di quella della media dei non esperti.

Questa premessa, ossia la decostruzione del concetto di ”esperto” in campo economico, è importante per capire il contesto nel quale si inserisce il libro e l’approccio sottinteso alla sua stesura.
Massarenti rileva, infatti, come molti tra i più recenti premi Nobel per l’economia siano stati assegnati a studiosi che economisti in senso stretto non erano, e d’altra parte sono ormai familiari a molti gli studi nei campi dell’economia e finanza comportamentale, che sviluppano concetti già intuiti e sbozzati da Keynes, come quello di animal spirits.

Un approccio alla cultura ed al sapere che sia olistico, non a compartimenti stagni – rileva sempre Massarenti  – è fondamentale soprattutto in un settore come quello del pensiero economico che, nel medio termine, non si presta a previsioni sistematiche precise.

E infatti – per usare la similitudine suggerita da Legrenzi –  prevedere gli accadimenti nei mercati finanziari non è come prevedere il comportamento di un liquido in un sistema fisico; è piuttosto come cercare di prevedere un terremoto: bisogna accontentarsi di circoscrivere dei profili di rischio e adottare accorgimenti per limitare i danni.

Il libro dei due studiosi, seguendo un filone già inaugurato con il loro precedente lavoro ”La buona logica’‘, si promette di fornire all’uomo comune una consapevolezza, partendo dalla cronaca dei tempi recenti: i risparmiatori che hanno perso i loro risparmi a causa di investimenti finanziari sbagliati non sono vittime della loro ignoranza in campo economico o dei raggiri degli operatori bancari.
Il peccato originale di molti di questi risparmiatori è la mancanza di pensiero critico.

Accettato questo assunto di fondo ( che è valido in ogni ambito dell’operato umano ), Legrenzi e Massarenti ne forniscono declinazione in campo economico, suggerendo gli strumenti logici e conoscitivi basilari di un critical thinking che colmi errori cognitivi diffusi e pericolosi.

A detta di Legrenzi, questi strumenti «possono essere insegnati ad un ragazzino di 12 anni in due ore» ed è sconcertante come non siano noti, o non siano applicati – da sedicenti esperti di finanza e – da persone comuni che così tanto faticano per guadagnare, salvo poi affidarsi fideisticamente all’ex compagno di scuola che lavora nello sportello di fronte a casa.

A partire da esempi concreti, non mancano spunti propositivi di carattere più generale per migliorare le capacità di pensiero critico già a partire dalla scuola, con benefici in ogni ambito della nostra vita: che si tratti di passare il test di ammissione a medicina, di decidere come curare la propria salute o come investire i propri risparmi.