Mi sono sempre trovata d’accordo con chiunque affermasse che un buon romanzo non si distingue solo dalla qualità dell’intreccio. Di libri coinvolgenti se ne leggono e trovano moltissimi, alcuni anche molto ben scritti; c’è comunque, a mio avviso, qualcosa che traccia una linea di demarcazione tra un buon romanzo di facile lettura e un buon romanzo e basta. Ho sempre diffidato, tuttavia, di chi colloca le letture cosiddette leggere ai gradini inferiori di una scala gerarchica immaginaria: i libri si leggono per imparare, conoscere, esplorare, ma anche e soprattutto per distrarsi. Se ogni libro che sia ben scritto sa, in qualche modo, farci immaginare qualcosa, è nostro dovere leggerlo e rispettarlo. Ho letto, una volta, che “nessun libro è davvero finito prima di aver preso corpo nell’immaginazione del lettore”: non mi ricordo chi l’abbia detto, ma credo abbia ragione.

La ragazza del treno, romanzo dell’autrice inglese Paula Hawkins, rientra certamente nella categoria dei buoni romanzi di facile lettura. Ed è bello, parecchio. Pubblicato per la prima volta a gennaio 2015, è edito in Italia da Piemme e da qualche tempo fa parlare di sé: oltre tre milioni di copie vendute solo negli Stati Uniti, un debutto al vertice della lista dei best sellers del New York Times (posizione che ha mantenuto per tredici settimane) e un adattamento cinematografico in uscita negli Stati Uniti già a ottobre 2016. Il motivo di tanto successo è presto detto: le recensioni parlano di un romanzo coinvolgente, accattivante, ben strutturato, interessante dal punto di vista dei personaggi.

 La curiosità, anche solo dopo una breve lettura della trama, è in effetti divorante. Rachel, 32enne divorziata, è incapace di accettare il fallimento del proprio matrimonio e la piatta monotonia della sua vita. Prende ogni mattina lo stesso treno, che dalla sua cittadina di periferia la porta al suo ufficio di Londra; quel rituale, talmente monotono da essere ormai un gesto meccanico, è la parte che in assoluto preferisce della propria giornata: quando il treno si ferma puntualmente ad uno stop, Rachel può osservare – non vista – una giovane coppia che ogni mattina fa colazione in veranda. Non ha idea di chi siano l’uomo e la donna che osserva, ma ha dato loro dei nomi  – Jess e Jason – e immaginato ogni singolo dettaglio delle loro vite. Per lei, loro sono la coppia perfetta: li ama per la loro routine rassicurante, ma al tempo stesso non riesce a fare a meno di associarli alla felicità e alla vita che ha perso. Continua ad osservarli fino a che, una mattina, vede qualcosa di fuori dall’ordinario: qualcosa che, forse, non avrebbe nemmeno dovuto vedere. Da quel giorno, Rachel non potrà fare a meno di essere legata, anche involontariamente, alla vita della coppia, con conseguenze imprevedibili.

Paula Hawkins è, a mio onesto parere, un’autrice parecchio abile. Queste sono le informazioni che possediamo alle prime pagine del romanzo, ma è molto brava (e soprattutto cauta) a rivelare tutto il resto con gradualità, procedendo lentamente a spirale. La vicenda è raccontata in prima persona, ma quello di Rachel non è l’unico punto di vista: a narrazione iniziata troviamo altre due donne, attraverso gli occhi delle quali scopriamo lentamente il resto della verità. Il continuo cambio di punto di vista, spesso con salti temporali, costringe il lettore a mantenere alta la concentrazione e a non arrendersi di fronte ai pezzi mancanti: procediamo, fiduciosi e incalzati, fino all’ultimissima pagina e allo scioglimento finale. L’intreccio è strutturato praticamente alla perfezione: si può certamente fare un appunto sulle modalità di scioglimento della vicenda e sul finale stesso (entrambi piuttosto facili e forse non abbastanza originali), ma per tutte le trecento pagine del romanzo è praticamente impossibile distogliere l’attenzione. Ho letto questo libro in poco più di ventiquattr’ore, e posso dire che è una cosa che non mi capitava da parecchio. La ragazza del treno si legge con avidità anche per la buona caratterizzazione dei personaggi – o quantomeno della protagonista -, mai banale nonostante i leitmotiv centrali: alcolismo, disturbi depressivi, violenza. Tutti resi alla perfezione e con una sensibilità eccezionale, lontana dai ragionamenti per stereotipi e luoghi comuni. Particolarmente apprezzabile è la scelta di affidare tutta la vicenda alla voce di tre personaggi femminili, ognuno a suo modo vittima e carnefice.

Indubbiamente consigliato, La ragazza del treno è intuizione geniale e grandi doti narrative. Thriller dal colore distintamente drammatico, riesce nell’intento di non annoiare praticamente mai; sa catturare e travolgere, costringendo lentamente il lettore ad una curiosità insaziabile. Da leggere, anche se al momento non ritenete di essere in cerca di letture facili. Potrebbe stupirvi.

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